Sciacallo dorato investito sul Carso

Una femmina adulta è stata trovata morta a Basovizza da un’automobilista sul bordo di una strada
Gli investimenti di animali selvatici sul Carso triestino, soprattutto in estate, sono praticamente all’ordine del giorno. Se purtroppo ricci, caprioli, volpi, tassi e “mustelidi” vari (in primis le faine) sono vittime più o meno abituali degli incidenti mortali provocati dalle automobili, l’investimento occorso l’altro giorno a Basovizza è stato decisamente più singolare. Una femmina adulta di sciacallo dorato, dell’età di circa tre anni, è stata infatti trovata morta al lato di una strada.


L’allarme è stato dato da un ciclista che ha allertato anche l’ex direttore del Museo civico di Storia naturale di Trieste Nicola Bressi. «All’inizio non pensavo potesse essere davvero uno sciacallo dorato, invece la segnalazione giuntaci era corretta. Un investimento davvero sfortunato visto che la presenza di questo “canide” non è poi così copiosa sul nostro territorio, soprattutto se rapportata ad altre specie di fauna selvatica, soprattutto le volpi se pensiamo proprio ai “canidi”», racconta Bressi. In base ai dati forniti dal naturalista triestina, dati emersi in seguito a diverse indagini compiute da molti esperti del settore, sono complessivamente cinque i branchi di sciacalli dorati presenti sul Carso, di cui tre nell’altipiano triestino. Ogni famiglia ha circa cinque esemplari. I conti della presenza di questo animale a Trieste sono presto fatti: meno di una ventina di esemplari. «I primi “Canis aureus” arrivarono in Italia dai Balcani negli anni Ottanta del secolo scorso e sul Carso sono presenti ininterrottamente da quasi 30 anni - racconta Bressi -. Attualmente gli studi condotti dai musei di Storia naturale e dalle università della regione e della Slovenia attestano anche la presenza alcuni branchi sul Carso sloveno».


A volte identificato erroneamente come un “temibile predatore”, lo sciacallo dorato - oltre a nutrirsi di carogne, rifiuti, animali malati e moribondi - può arrivare a predare animali delle dimensioni di un cucciolo di capriolo o di pecora. «In realtà più frequentemente preda roditori come ratti e nutrie - puntualizza Bressi - ma la vera caratteristica di questo animale è che è certamente il più onnivoro tra i “canidi” europei, gradendo frutta, bacche e persino verdura». Tra le caratteristiche comportamentali di questa specie spicca infine l’assenza di aggressività nei confronti dell’uomo: «Non vi è alcun dato, neppure aneddotico, di sciacalli che abbiano aggredito persone. Mai, in nessuna parte del mondo, dove convivono da millenni con l’uomo dal Nord Africa all’India». Quanto narrato qualche giorno fa a San Michele del Carso, con la presunta aggressione di uno sciacallo ai danni di pollame locale, non convince affatto diversi naturalisti tra cui lo stesso Bressi: «È stato detto che l’esemplare ha predato le galline lasciate razzolare all’aperto, ma lo sciacallo non è affatto bravo a intrufolarsi nei pollai come fanno volpi e faine. Nel Triveneto, negli ultimi anni ben due sciacalli sono stati ritrovati feriti proprio perché cercavano di passare una recinzione. In realtà io e altri colleghi non siamo convinti che sia stato uno sciacallo dorato a provocare questi danni, si potrebbe invece ipotizzare la presenza di un cane randagio, ad esempio il lupo cecoslovacco, anche lui dotato di un manto grigio».


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