Sepolture plurime nei loculi e il camposanto di allarga

Se la destinazione finale, il cimitero, è uguale per tutti, i selciati e i marciapiedi per farci arrivare chi ancora è saldamente ormeggiato al mondo terreno possono essere sempre rivisti e corretti. Lo stesso vale per i loculi: siccome il comfort non è più un problema di chi contempla l’aldilà, mentre i costi a carico del parente rimasto in vita e chiamato a vegliare sulle spoglie forse sì allora largo alla possibilità di ospitare più urne e ossari nei medesimi spazi, allargando la compagnia a figli, cugini e altri consanguinei cui si è stati in vita particolarmente legati. Valuteranno poi gli uffici fino a che punto la nicchia possa considerarsi satura, garantendo dignità alle sepolture. Sono due delle riflessioni maggiori – la minuta manutenzione delle strutture e la razionalizzazione dei paletti burocratici – poste dal Comune nel rimetter mano al camposanto di via 24 maggio, che coronerà i suoi primi 60 anni nel 2021.
Un dedalo di settori, dalle grandi tombe monumentali (le uniche ad avere il privilegio di imperitura durata perché sorte agli albori) al delicato lembo che ospita le piccole croci bianche dei bimbi mai nati, dove la Città Comune, per dire, è cosa già fatta. Pochi sanno, infatti, che una parte neanche minimale del cimitero sorge su territorio ronchese, tant’è che quando viene messa mano alla realizzazione di nuovi compartimenti – come ora sta accadendo con la progettazione di almeno 870 ossari, di cui si ravvede urgente necessità per l’impennata sulle cremazioni – è necessario inoltrare pratica e richieste autorizzative pure all’amministrazione Vecchiet. Curiosamente lo stesso accade a Ronchi: in quel caso addirittura l’intero camposanto si colloca su suolo monfalconese.
Ma veniamo alle novità. Il regolamento comunale di Polizia mortuaria emendato alcuni giorni fa prevede che alla salma presente si possano aggiungere «cassette di resti e urne cinerarie fino alla capienza della sepoltura». Prima invece si potevano inserire al massimo «una cassetta di resti e un’urna cineraria oppure due urne». Via libera dunque alle sepolture, non di massa, ma senz’altro plurime, particolarmente se si tratta di cremazioni: gli spazi a disposizione, nei loculi tradizionali, abbondano. Diverso il discorso degli ossari, ma solo perché di dimensioni più contenute: 30 x 30 cm. «Si tratta di richieste arrivate dai cittadini che abbiamo voluto accogliere – spiega l’assessore ai Servizi cimiteriali Giuliana Garimberti – da un lato per venir incontro alle difficoltà economiche, dall’altro soprattutto per il legame tra congiunti. C’erano infatti marito e moglie che già prima della dipartita si preoccupavano della destinazione da defunti, volendo rimanere assieme per sempre». Un loculo della durata di 35 anni costa 1.636 euro, un ossario 292. Invece la tomba di famiglia da 3.900 euro fino a 17 mila (per nove bare).
L’altra modifica interessante, garantisce la possibilità ai famigliari del caro estinto di «assistere all’esumazione o estumulazione, rimanendo all’esterno della recinzione mobile» che verrà appositamente allestita con alcune aperture per consentire di seguire le operazioni. «Fino a prima – conclude Garimberti – si poteva guardare solo attraverso una fessura, mentre adesso chi lo vuole potrà monitorare personalmente l’esumazione. L’accesso non potrà essere consentito, per motivi di sicurezza sui luoghi di lavoro, all’area stessa, che comunque sarà schermata per privacy». –
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