Serbi e russi investono in case a Trieste

Le compravendite di case nel capoluogo giuliano sono aumentate del 10%, un record in regione. A comperare in centro sono soprattutto clienti veneti, ma anche sloveni, serbi e russi che investono in un mercato pulsante

TRIESTE. Mercato immobiliare in pieno fulgore a Trieste, anche se certi segmenti restano critici e per alcune imprese che hanno acquistato stabili da ristrutturare nei tempi d'oro il prezzo della crisi 2008-2009 è seria. In complesso però Trieste è stata nel primo semestre 2010 (ultimi dati messi a tabella) il capoluogo di provincia in Friuli Venezia Giulia ad aver visto un autentico «boom» di compravendite, l'indice massimo, pari un aumento del 10,1% rispetto al corrispondente periodo del 2009 (Udine +8,6%, Pordenone + 3,2%, Gorizia + 1,3%).

Dietro i numeri anche fenomeni molto inediti. Arrivano in città con il libretto di assegni acquirenti di Verona, Vicenza, Treviso: affascinati dalla città, e soprattutto dal centro storico pedonalizzato, disposti ad acquistare non solo il "loft" ma anche appartamenti grandi per investimento. E arrivano persone nuove dall'Est Europa. Quelle con grandi e forse improvvise tasche ben fornite. In particolare da Serbia, Slovenia e Russia. «I serbi parlano di Trieste come noi di Montecarlo o Portofino, a Belgrado Trieste è lusso, un'ambizione sociale, il coronamento di un sogno» racconta Andrea Oliva, presidente regionale e provinciale della Fimaa (Federazione italiana mediatori e agenti d'affari) associata alla Confcommercio che ha appena pubblicato l'«Osservatorio 2011» del mercato immobiliare in regione, da cui sono tratte le cifre.

Tanto è vero che Trieste in materia di case è diventata attrattiva, anzi «una nicchia di mercato in pulsante crescita», che gli agenti immobiliari hanno già in mente di lanciare una campagna promozionale nell'Europa dell'Est, mentre con questo «scambio» pareggiano i soldi che indubbiamente escono quando i triestini comprano case al di là del confine, tanto da provocare intenti «protezionistici» in Istria e a Lubiana. E i prezzi? Secondo Fimaa, dopo il calo del 20%-25% indotto dal periodo più pesante della crisi, sono stabili ma in crescita (a Trieste dello 0,1% e a Udine del 2,5%). Nelle tabelle dei prezzi medi al metro quadrato la spesa maggiore è richiesta sempre per le solite zone (Centro storico che svetta a 3.742 euro come cifra massima per il «nuovo o ristrutturato», e poi Scorcola, Barcola, Chiadino-San Luigi e Opicina in grado di superare i 3000 per questa categoria e abbondantemente i 2000 per il «buono stato»).

Paradosso a Barcola-Miramare dove il «da ristrutturare» costa più che pronto: 3800 euro al metro. «Il mercato ha due comparti - dice Oliva certificando che l'acquirente-tipo è quello che cambia casa per migliorare la propria condizione -, il primo è di qualità, per cui sono più importanti i vani accessori e cioé giardino, terrazze, doppi servizi. Magari la zona è scomoda, in salita, fuori mano, ma dopo i primi tentennamenti, se ci sono giardino e vista mare, tutti dicono "mi arrangerò"». Il box auto è un altro "optional" inseguito, ma si paga al suo prezzo: 25-30 mila euro in più. Il secondo comparto, invece è «quello fermo - specifica Oliva -, delle case che hanno solo le classiche due stanze, cucina e bagno e nessuna particolarità. Ce n'è a centinaia in vendita, e non si vendono». Il vero mercato è fatto dai nuovi clienti. «Non c'è più solo il triestino che ha lavorato fuori città e poi torna e compra casa per la pensione».

Arrivano appunto i «foresti», gli appassionati e danarosi. Che trovano le case sfitte a causa del calo demografico. «E 3000 euro al metro quadrato per zone di centro - specifica l'agente immobiliare - è poco rispetto ad altre città del Nord di pari grandezza». Restano anche due altri problemi: Opicina ormai iper-costruita, e dunque in calo di attrazione, e gli interi stabili ristrutturati da imprese che poi stentano a rivenderli. Hanno acquistato prima della crisi, a prezzi alti, sperando nell'affare. «Adesso - conclude Oliva - sono in mezzo al guado». Ma chi sta pensando a casa, si prepari: dal 2012 sarà obbligatoria la «certificazione energetica» negli atti di compravendita. Se per scaldarla si spende troppo, perché non è stata adeguata con caldaie e serramenti adeguati, il prezzo-base potrebbe scendere perfino del 10%.

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