Sfruttamento della prostituzione a Trieste: un arresto e una denuncia
Si tratta di un uomo e una donna di nazionalità cinese coinvolti nello sfruttamento di loro connazionali per fini sessuali

I carabinieri di via Hermet, coadiuvati da quelli della Radiomobile e dalle Stazioni di Trieste Scorcola e San Dorligo della Valle, hanno arrestato un cittadino cinese di 55 anni e denunciato a piede libero una sua coetanea connazionale nell’ambito dell’indagine sullo sfruttamento della prostituzione di donne di nazionalità cinese a Trieste
La prima fase dell'inchiesta, conclusasi la scorsa estate, si era concentrata su due centri massaggi in via Flavia e via San Francesco, dove i carabinieri avevano raccolto prove schiaccianti documentando l'attività illecita.
L'operazione aveva portato al sequestro preventivo dei locali usati per far prostituire le donne, di cellulari e di denaro contante proveniente dell’attività illecita.
Le indagini di polizia giudiziaria, svolte sotto la direzione del pm Federico Frezza, hanno permesso di identificare i due indagati e dimostrare che affittavano gli immobili dove poter far svolgere gli incontri sessuali, controllavano la donna costretta a prostituirsi, pubblicavano su internet annunci sugli appuntamenti “hot”, gestivano le telefonate e gli incontri oltre al flusso di denaro in entrata.
Al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Trieste vi è, quindi, lo sfruttamento sessuale di donne cinesi, attirate in Italia da connazionali con la promessa di un lavoro sicuro e successivamente intrappolate in “case d’appuntamenti”, dove erano spesso costrette a vivere in condizioni precarie, private di ogni libertà personale.
A queste ragazze, attratte almeno inizialmente dalla prospettiva di avere una casa, cibo, comodità ed una certa sicurezza, veniva chiesto di vendere il proprio corpo ad una serie infinita di clienti. Nel corso delle investigazioni condotte dai militari dell’Arma, non sono mai stati registrati episodi di violenza brutale ed eclatante, né vi è mai stata alcuna ribellione da parte delle donne, ma vi era comunque alla base un grave sfruttamento delle stesse, alle quali venivano imposti turni di ’lavoro’ pesantissimi (senza mai uscire nemmeno per i pasti), e con corresponsione di compensi irrisori.
Quando è scattato il blitz dei militari dell’Arma, nel dare esecuzione alle perquisizioni nelle abitazioni dei soggetti indagati, si è poi proseguito nella cosiddetta “casa d’appuntamento”, provvedendo quindi ad eseguire il sequestro preventivo dell’immobile in cui si verificava la prostituzione.
Durante questa attività è stata anche identificata e “liberata” una donna di nazionalità cinese: grazie ai collaboratori del progetto di accoglienza “Stella Polare”, realizzato nell’ambito della rete regionale ‘il FVG in rete contro la tratta’, la ragazza è stata accompagnata in località protetta e le è stato offerto di aderire ad un programma di protezione sociale.
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