Sgarbi difende il “suo” Porto vecchio

L’ex sottosegretario ai Beni Culturali replica alle accuse di Semerani: «Il vincolo non blocca lo sviluppo. Evita scempi»
Di Elisa Lenarduzzi
Lasorte Trieste 04/04/12 - Porto Vecchio, Centrale Idrodinamica, Visita Vittorio Sgarbi
Lasorte Trieste 04/04/12 - Porto Vecchio, Centrale Idrodinamica, Visita Vittorio Sgarbi

«Una volta, parlando del suo progetto per il recupero del Porto vecchio di Trieste, Mario Botta mi ha detto: “Un bravo architetto è stimolato dal vincolo”. Ecco, io sono convinto che lo sviluppo del Porto vecchio ci possa essere anche e soprattutto con il mio vincolo, che serve piuttosto a impedire che arrivi un architetto presuntuoso e butti giù tutto quanto».

Non si fa attendere la dura reazione di Vittorio Sgarbi, tirato in ballo da Luciano Semerani nell’intervista pubblicata giovedì sul Piccolo, nella quale l’architetto, ipotizzando per il Porto vecchio un futuro residenziale con 20mila abitanti, aveva auspicato l’eliminazione del «vincolo idiota che ha messo Sgarbi», aggiungendo che «il Porto vecchio è nato tecnicamente male, è stato un errore che non ha senso mantenere. Deve cambiare volto. Anche i magazzini».

Apriti cielo. «Conosco Semerani da tanti anni, eravamo in buoni rapporti e prima di quest’intervista mi stava anche simpatico - afferma Sgarbi con la consueta verve che lo contraddistingue -. Non voglio polemizzare, anche perché non ritengo rilevante ciò che dice, considerata la sua modesta qualità di architetto - aggiunge il critico d’arte, ex sottosegretario ai Beni culturali del secondo governo Berlusconi -. Trovo le sue considerazioni di un infantilismo estremo: come se senza il mio vincolo ci potesse essere chissà quale sviluppo per l’antico scalo di Trieste. La realtà è il mio vincolo non impedisce affatto lo sviluppo e il recupero del Porto Vecchio, solo che anziché pensarlo in verticale lo si può benissimo fare in orizzontale, senza snaturare quello che c’è già».

A tale proposito Sgarbi cita le grandi città «dove la gente vive in bellissimi loft. Non vedo perché non si possano ricavare anche qui soluzioni abitative simili, sviluppate in orizzontale, senza dover per forza pensare a elevare i magazzini in altezza costruendo orribili condomini».

La battaglia di Vittorio Sgarbi per l’antico scalo triestino è iniziata nel lontano 2001, quando il critico d’arte, da sottosegretario ai Beni culturali, aveva intrapreso un durissimo braccio di ferro con il sovrintendente regionale di allora, Franco Bocchieri, autore di un decreto che consentiva la demolizione dei magazzini 24 e 25. Sgarbi non perse tempo e fece annullare il decreto, estendendo la tutela a tutti i magazzini del Porto Vecchio.

«Io vado ancora molto orgoglioso di quel vincolo - continua Sgarbi -, perché ha cristallizzato la situazione consentendo comunque un recupero rispettoso di quanto c’è già. Non a caso si tratta di un vincolo “dinamico”: è il Porto vecchio, mica un Brunelleschi. Questo vuole dire che, anche se l’altezza e la morfologia architettonica degli edifici devono rimanere inalterate, se devo costruire una porta, un bagno o una cucina lo posso fare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo