Si passano la droga per strada, arrestati

Due pusher individuati e seguiti da una pattuglia della polizia locale in largo Mioni. Maneggiavano 52 grammi di cocaina
Lasorte Trieste 21/06/17 - Largo Mioni 5
Lasorte Trieste 21/06/17 - Largo Mioni 5
La scena, tutto sommato ridicola, è stata che nessuno dei due pusher aveva riconosciuto la proprietà di un pacchetto di droga, contenente 52 grammi di cocaina. Una situazione diametralmente opposta a quella del leggendario spot pubblicitario del 1989, «Di chi è questo?», in cui un insegnante chiede alla classe a chi appartenga un profilattico.


In questo caso non ci sono preservativi ma solo un pacchetto di droga. Un agente della polizia locale aveva visto infatti un personaggio conosciuto avvicinarsi ai tavoli davanti al bar di largo Mioni per poi incontrarsi con un altro. Quando lo stesso agente e un collega si sono piazzati davanti ai due è successo che entrambi hanno fatto il cosiddetto “pesce in barile”. Uno ha attribuito la proprietà del pacchetto all’altro e, viceversa, l’altro ha fatto altrettanto. Il motivo, facilmente intuibile, è che entrambi i protagonisti di questa vicenda non sapevano come cavarsi da quell’impiccio. Infatti non se la sono cavata. Risultato: entrambi sono stati arrestati. Il primo Lorenzo Steiner, 44 anni, si trova in carcere. L’altro Dyaler Tushja, 40 anni, albanese, invece è ai domiciliari. Così ha deciso il gip Laura Barresi che, ieri mattina, dopo l’interrogatorio di garanzia (presenti i difensori Silvano Poli ed Ezio Novelli) ha accolto le richieste del pm Cristina Bacer, il magistrato titolare delle indagini. La vicenda, come accennato, è molto semplice. L’altra mattina due agenti di una pattuglia della squadra di polizia giudiziaria della municipale che stavano transitando in largo Mioni, impegnati in un servizio di pattuglia, hanno notato Steiner - conosciuto per reati di droga - che stava attraversando la strada. Lo hanno seguito con lo sguardo e hanno visto che se ne stava sul marciapiede, molto probabilmente in attesa di qualcuno. Camminava su e giù con un atteggiamento guardingo, «manifestava - si legge in una nota - un certo nervosismo». Così i due agenti hanno atteso, ovviamente senza farsi notare. Dopo pochi minuti gli si è avvicinato un uomo, (poi identificato in Tyaler Tushja) e i due si sono seduti a un tavolino del bar. Hanno chiacchierato per un po’.


All’improvviso sul tavolino è comparso un pacchetto. Era - si sarebbe capito poi - la droga. Appunto, 52 grammi di cocaina purissima. A questo punto è scattato il blitz. «Fermi tutti», ha intimato un agente bloccando uno dei due, mentre il collega ha fermato l’altro. E qui c’è stata la scena ridicola. Nessuno dei due ha riconosciuto la proprietà della droga attribuendola appunto all’altro. In breve hanno dovuto ammettere. Ma riguardo al business anche qui ci sono state versioni discordanti. Tushja ha affermato - davanti al gip - che Steiner gli aveva detto che avrebbero guadagnato dalla vendita al dettaglio 200 euro a testa. Al contrario Steiner ha negato che vi fossero accordi sulla ripartizione del guadagno. È anche emerso poi che quest’ultimo aveva speso una somma considerevole (1900 euro), pari quasi al suo stipendio mensile, per ottenere la cocaina da spacciare. Alla fine Steiner ha ammesso di voler cedere lo stupefacente per recuperare il denaro necessario per rifornirsi a sua volta. Lo stesso gip rileva nell’ordinanza che ha precedenti specifici. Qualche anno fa Steiner era stato condannato a sette anni con rito abbreviato per la rapina a mano armata messa a segno con un complice (
ndr
, Andrea Doronzo) la sera del 14 novembre 2006 all’interno della farmacia San Lorenzo di Servola. «Stia tranquilla dottoressa e non le accadrà nulla» ,aveva affermato rivolto alla titolare Maria Luisa Bruno uno dei rapinatori esibendo una pistola, mentre l’altro puntava la lama di un coltello alla gola di una dipendente. Entrambi avevano i volti parzialmente coperti da sciarpe. Il bottino era stato di poco superiore ai mille euro, tutto l’incasso della giornata. Poi i due erano scappati. La pistola, quasi subito riconosciuta dagli investigatori come un’arma giocattolo, avrebbe consentito di lì a qualche giorno l’identificazione dei due malvimenti. Anche quella volta a risolvere il caso, arrestando i due banditi, era stata la polizia locale.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Il Piccolo