Sindacalista condannata a restituire la pensione

Un’ex maestra dovrà rifondere all’Inps 65 mila euro. Aveva creato le condizioni per un incremento del suo assegno



Dovrà restituire all’Inps oltre 65 mila euro. A condannare l’ex segretario provinciale dello Snals, D.C., è stata la Corte dei conti del Friuli Venezia Giulia.

Secondo quanto emerso dalle indagini, nel suo ultimo anno di lavoro, per la sua attività sindacale, la donna ha beneficiato di un emolumento onnicomprensivo di 30 mila euro. Questo le ha permesso di incrementare di 11.252 euro all’anno la pensione che le spettava come insegnante di scuola materna. Il punto però è che negli anni precedenti, per lo stesso incarico, non aveva percepito nessun compenso; il compenso, invece, lo aveva percepito dal settembre 2009 all’agosto 2010. A norma di statuto, come segretaria, la donna avrebbe potuto percepire una retribuzione e, infatti, la magistratura contabile non ha contestato questa possibilità, ha invece contestato l’artificio che ha portato al risultato finale.

Per poter usufruire dei benefici consentiti ai dirigenti sindacali dalla Legge Treu, e confermati dalla circolare Inpdap 13/2010, la maestra aveva autofinanziato la sua retribuzione per il distaccamento allo Snals. Che fosse in buona fede lo conferma il fatto che della cosa non aveva fatto mistero: lo aveva raccontato lei stessa alla Guardia di finanza nel giugno 2016. «Per poter usufruire dei benefici sulla pensione della legge Treu - aveva dichiarato -, ho stabilito un ammontare di retribuzione comprensiva degli oneri fiscali e contributivi da attribuirmi nell’anno, che poi ho provveduto a versare in due o tre versamenti grossi mediante banca sul conto corrente dello Snals Gorizia; poi mensilmente mi sono ripresa i miei soldi sotto quota stipendiale al netto però dei contributi previdenziali e fiscali che venivano versati con F24 per potere avere la pensione aggiuntiva».

Sotto il profilo soggettivo, la Corte dei conti ha parlato di dolo erariale “risultando evidente la volontà di creare artificiosamente le condizioni necessarie a conseguire l’incremento di trattamento pensionistico”.

Complessivamente, D.C. ha versato in favore del sindacato 40.907 euro. A una prima sostanziosa tranche da 30 mila euro ne sono seguite tre più leggere: una da 7.420 euro, una da 2.986 e una da 500. Per i giudici contabili è quindi apparsa «evidente l’anomalia di un meccanismo nel quale il “prestatore d’opera” risulta aver fornito al proprio “datore di lavoro” i mezzi finanziari necessari per conseguire il pagamento degli emolumenti relativi all’opera prestata».—





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