Software “trucca” le emissioni Proprietario dell’auto risarcito

Secondo sentenza per il caso Dieselgate: lo scandalo esploso nel 2015 quando l’agenzia americana Epa aveva reso nota la scoperta di un software installato su alcuni modelli Volkswagen in grado, di fatto, di aggirare le normative sulle emissioni inquinanti. Risarcimento di 4999,99 euro sotto forma di sconto retroattivo rispetto al prezzo d’acquisto: soldi che potrà incassare il triestino Michele Benedetti, che aveva fatto causa davanti al giudice di pace assistito dall’avvocato Gabrio Laurini.
Nel maggio 2012 aveva acquistato una Passat a Trieste nella concessionaria Eurocar Italia (sede legale del gruppo a Udine) che si è costituita in giudizio con gli avvocati Alessandro Spinella, Raffaele Granata e Marco Marocco. Nell’ atto di citazione la richiesta era quella di vedersi riconosciuta una riduzione del prezzo richiamandosi proprio allo scandalo Dieselgate e «all’emersione del fatto – scrive nella sentenza il giudice Stefania Bernieri di Lucca – che il gruppo Volkswagen avesse applicato ad alcuni modelli un sistema di alterazione delle emissioni». Il giudice riporta che l’omologazione era «ottenuta attraverso l’utilizzo di un software nella centralina di controllo del motore in grado di fornire risultati diversi durante i test da banco rispetto al normale impiego su strada, fatto per cui l’autorità garante della concorrenza aveva irrogato al gruppo una ingente sanzione pecuniaria per la commercializzazione sul mercato italiano». Anche qualora fosse stato rimosso il software dalla Passat «la vettura avrebbe comunque risentito un danno, consistente nella ridotta potenza e in un aumento dei consumi con conseguente svalutazione del valore».
Nella sentenza si specifica anzitutto che non è maturata l’invocata prescrizione: è vero che il venditore è responsabile quando il difetto si manifesta entro due anni dalla consegna, ma qui il calcolo dei due anni andava fatto partire non dal giorno dell’acquisto, ma dal 18 settembre 2015, data in cui l’Epa aveva comunicato l’installazione del software di manipolazione rendendo noto il problema agli acquirenti. Entrando nel merito, l’auto di Benedetti doveva avere «precise e specifiche caratteristiche, tra le quali l’emissione di scarichi inquinanti in misura contenuta», ma il giudice sottolinea che tale fatto «è stato smentito da tutto quanto emerso nel corso del Dieselgate». Quindi, quella Passat era «priva delle caratteristiche promesse» e ciò costituisce «difetto di conformità»: la conseguenza è che all’acquirente va riconosciuta la riduzione del prezzo in base al Codice del consumo.
L’auto era stata acquistata per 36.000,35 euro e lo “sconto” accordato è pari al 15%. In base a tale calcolo la somma sarebbe stata di 5.400 euro, ma per mantenere la causa entro i valori massimi previsti per la competenza del giudice di pace è stata ridotta a 4.999,99. Eurocar dovrà rifondere le spese di giudizio: 936,82 euro. «Chiaramente Eurocar all’epoca della vendita era all’oscuro del problema emerso col Dieselgate – precisa Laurini –, e quindi sarà poi, di fatto, Volkswagen Italia a pagare il risarcimento ed eventualmente a rivalersi a sua volta con la sede principale in Germania». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo