Soldi bloccati per l’alga spirulina

CORMONS. Questa è una storia sull'alga spirulina. Detta così, sembra quasi una favola per bambini. Ma non lo è, ed è anzi una vicenda quasi kafkiana in cui adulti e burocrazia ne sono purtroppo i protagonisti. A vestire i panni della vittima di un sistema che non funziona, è un giovane e intraprendente cormonese: Giacomo Brandolin ha 22 anni, e soprattutto ha tante idee e voglia di emergere. Per questo ha creato un progetto innovativo, il quarto in Italia nel suo genere, ma il primo in regione per la realizzazione di un impianto per la produzione dell'alga spirulina, utile come integratore alimentare naturale dai tre anni in su.
«L'impianto sarebbe biologico, e in questo senso sarebbe il primo in Italia. L'alga spirulina aumenta la concentrazione, stimola in maniera del tutto naturale le difese, è un prodotto completo e usato nella quotidianità da un numero sempre maggiore di persone: è insomma un mercato con ampi margini di crescita. Già nel 1974 è stata dichiarata dall'Onu l'alimento del futuro» spiega Brandolin. Che proprio per la bontà del proprio progetto ha ottenuto dalla Regione un finanziamento tramite la legge 80: l'ok al contributo è arrivato dall'ufficio regionale competente in soli 20 giorni, talmente tanto l'idea è piaciuta. Ma qui si fermano le belle notizie: il resto è un concentrato di burocrazia faraonica e incomprensioni tra sistema politico e bancario. «La Regione ha disposto un finanziamento per il mio progetto di 180mila euro a tasso zero, grazie al quali posso acquistare il macchinario necessario all'avvio della produzione - sottolinea Giacomo -, ma qui sono iniziati i problemi. La legge infatti prevede che il denaro venga messo a disposizione dall'ente a una banca che deve fare da intermediario, con un piccolo inciso: il rischio del mio eventuale fallimento imprenditoriale è tutto a carico dell'istituto bancario. È quindi ovvio che in tutti gli istituti di credito che ho interpellato, Bcc di Manzano, CariFvg, Mediocredito e Banca Popolare di Cividale, ci siano state delle resistenze perché nessuno si assume un tale rischio. Sono deluso anche perché la mia famiglia era disposta a mettere in campo tutte le garanzie necessarie. Ma non è bastato: il problema è che la legge è fatta in modo svantaggioso per le banche, sulle quali la Regione fa gravare tutto il carico di rischio». Esasperato da mesi senza certezze, Giacomo non si è perso d'animo e ha promosso un'interrogazione in Consiglio regionale tramite l'esponente di Forza Italia Ziberna: «Ha chiesto lumi all'assessore all'Agricoltura sulla mia paradossale situazione di beneficiario di un contributo senza la possibilità di ottenerlo concretamente - conferma Brandolin -: gli è stato risposto che era stato messo tutto a posto. La Regione aveva interpellato la CariFvg e aveva risolto la questione. Dovevo solo ritirare i soldi in banca». Enorme è stata però la sorpresa di Giacomo quando ha alzato il telefono per chiamare l'istituto bancario: «Non c'era alcuna situazione sbloccata: il denaro si trova lì, ma sempre a causa del rischio d’impresa gravante interamente sulla banca non mi è possibile averlo».
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