Soldi spariti, le due impiegate risarciranno

La Cassazione dispone che la giustizia civile quantifichi il danno per gli ammanchi nello studio legale
Di Enrico Ferri

Sarà il giudice civile d’appello a quantificare e stabilire l’entità del risarcimento che due ex impiegate di uno studio legale cittadino dovranno conferire alle parti offese, loro datori di lavoro di allora. Lo ha stabilito la Corte di cassazione.

È quanto disposto al termine della vicenda penale che aveva coinvolto Maria Cristina Schettino e Donatella Bartolotta, accusate per un ammanco di cassa di ben 400mila euro verificatosi in vari anni allo Studio legale Amigoni Sampietro, dove lavoravano come segretarie. In primo grado le due donne erano state prosciolte. Successivamente il procuratore generale e le parti lese avevano presentato appello, che aveva comportato una nuova revisione contabile che, associata ad altri fattori esterni, aveva reso molto più lunghi i tempi processuali. Così l’accusa di appropriazione indebita aggravata e continuata era andata prescritta ma nella relativa sentenza dell’ottobre 2015 la Corte d’appello pur dichiarando prescritto il reato aveva dichiarato la responsabilità delle due imputate rinviando a successivo giudizio civile la quantificazione del danno.

La Corte d’appello non avrebbe potuto dichiarare la responsabilità delle imputate e applicare la prescrizione. La Cassazione, rilevando l’errore, ha annullato la sentenza d’appello, disponendo che il fascicolo passi nelle mani della giustizia civile per la quantificazione del danno.

Il grave ammanco di cassa dello studio legale era emerso nel 2008, nel momento in cui gli avvocati Luciano Sampietro, Loredana Bruseschi, Giuseppe Sbisà e Mario Rainer avevano deciso di sciogliere la loro associazione professionale e lasciare gli uffici di via San Francesco. Dopo avere fatto i conti, era emerso il “buco”: era costante e andava avanti da tempo. Stando alle indagini coordinate dall’allora pm Raffaele Tito, le due impiegate, secondo l’accusa, in sette anni avevano fatto evaporare la somma di quasi 400mila euro. Le indagini sull’ammanco non avevano coinvolto solo la gestione dell’ultimo anno di attività dello studio di via San Francesco, e cioè il 2008. Al contrario erano andate a ritroso. Dall’esame dei conti e dei bilanci era emerso che le mancanze erano iniziate nel 2002, se non qualche mese prima. Un’attenta valutazione delle poste in entrata e uscita aveva fatto emergere l’entità dei “prelievi” anno per anno: 54mila euro nel 2002, 56mila nel 2003, 65mila nel 2004. Nel 2005 si erano volatilizzati 64mila euro, nel 2006 51mila, così come nel 2007. Nei primi quattro mesi del 2008 l’ammanco era stato di quasi 18mila euro. Poi le uscite erano venute alla luce e con circospezione gli investigatori della Guardia di finanza avevano iniziato l’indagine.

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