Sorto un Comitato in difesa della Cardiologia a Gorizia

L’organismo ritiene controproducente creare due mini-reparti, nel capoluogo e a Monfalcone

E ora è nato anche un comitato: il “Comitato del buon senso per la salute cardiologica dell’Isontino tutto”. Si batte per un reparto di Cardiologia vero, evitando che nascano due minicardiologie negli ospedali di Gorizia e di Monfalcone, come denunciato recentemente dal sindaco del capoluogo provinciale Ettore Romoli. Il ragionamento che viene fatto è molto semplice: il Punto nascita di Monfalcone è diventato l’unico reparto materno-infantile della provincia dopo la chiusura del reparto a Gorizia. Perché non si può fare la scelta inversa (privilegiare cioé Gorizia) per la Cardiologia? «La scelta di raccogliere i cardiologi di Gorizia e Monfalcone a Gorizia come polo di riferimento dell’Isontino-Bassa friulana è resa necessaria - afferma Romoli - dai seguenti motivi: il reparto di Cardiologia di Gorizia è una realtà più nuova, più attrezzata, con più letti monitorati e con esecuzione di procedure più raffinate conme ad esempio la resincronizzazione cardiaca e gli esami come la risonanaza magnetica cardiaca anche in portatori di pacemaker. Gorizia, poi, è una località più lontana dal centro Hub di Trieste cui afferiscono e fanno riferimento utenti dal Collio, dal Cormonese, da Palmanova e Villesse. Sviluppare Cardiologia nel capoluogo isontino significherebbe evitare questi spostamenti. La presenza di un maggior numero di professionisti cardiologi a Gorizia consentirebbe una miglior gestione degli scompensi cardiaci: patologia che impegna principalmente le attuali degenze cardiologiche internistiche con inoltre la possibilità di creazione di ambienti dedicati allo scompenso cardiaco, presenza di cardiologo in guardia attiva 24 ore su 24 ore, una gestione ordinata di impianti pacemaker-defibrillatori e di resincronizzazioni cardiache con personale abilitato e opportunamente preparato, una gestione dei pazienti cardioperati a Trieste con letti di riabilitazione cardiologica in regime di ricovero in sicurezza monitorato». «Ora, infatti, vi è solo la realtà convenzionata di Pineta del Carso e la notte - aggiunge Romoli - non vi è un cardiologo e non vi è un monitoraggio telemetrico: la garanzia che comunque la cura intensiva cardiologica fatta dallo specialista risulta sempre superiore rispetto a quella del medico dell’emergenza formato per fornire prestazioni più grossolane». E al San Polo cosa resterebbe? Il Comitato, di cui fa parte il consigliere comunale di Sel Livio Bianchini, non ha dubbi. «All’ospedale di Monfalcone si garantirebbe comunque la presenza cardiologica diurna 8-16 per visite urgenti, visite ambulatoriali, test ergometrici, ecografie e consulenze pre-operatorie. Tali proposte - rimarca il Comitato - nascono dal convincimento che ostinarsi a garantire due minicardiologie a estinzione a favore delle aree d’emergenza come da qualcuno del mandamento monfalconese ostinatamente voluto per mero campanilismo fine a se stesso non giovi a nessuno».

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