“Sos” degli esercenti alle forze dell’ordine

Gli addetti ai lavori del Ghetto: «Servono più controlli» E non manca l’autocritica: «Chi è su di giri non va fatto bere»
Di Elena Placitelli

Un venticinquenne, stando alle ricostruzioni in attesa di conferma, taglia la gola a un proprio coetano che rimane vivo per miracolo. Succede nella Trieste “bene” del 2017, e succede a pochi metri dal loro locale. Per gli esercenti del Ghetto quella di ieri non poteva essere una giornata come le altre. È accaduto più o meno davanti al locale “Mani in pasta” ma poteva accadere davanti all’ingresso di uno degli altri. Più che all’alcool danno la colpa alle droghe, alla “coca” o alle anfetamine, e per questo chiedono in coro maggiori controlli alle forze dell’ordine. Ma nell’avanzare la richiesta si mettono anche una mano sulla coscienza: il Regolamento vieterebbe l’uso dei bicchieri di vetro dopo una certa ora... E poi sarebbe sempre meglio guardare in faccia il cliente, prima di dargli il bicchiere della staffa. Se le sue condizioni sono già “compromesse”, forse è il caso di rinunciare all’ennesimo introito per tutelare la sua incolumità. E quella degli altri.

«Ci sono sempre tanti divieti che non vengono rispettati», ammette Savina Fuin Siviero, la titolare del ristorante a fianco, “Tiro de bora”. «I bicchieri di vetro per esempio non dovrebbero circolare dopo la mezzanotte. È successa un cosa grave, ed è successa a due ragazzi di 25 anni. Saranno anche stati ubriachi, ma se uno di loro non avesse avuto il bicchiere in mano non avrebbe ferito l’altro in quel modo». Ecco allora che «i maggiori controlli sono assolutamente necessari». Anche perché, nel pieno della movida, gli esercenti non riescono a far tutto. «Per noi - riprende la titolare - non è possibile avere mille occhi. Provi a pensare: entra in un locale un gruppo di dieci ragazzi alla volta, com’è possibile, per noi, da dietro il banco, controllare se poi uno di loro si allontana col bicchiere in mano? Maggiori controlli potrebbero fungere da deterrente. Qua di venerdì e sabato sera è una “guerra”, mi rendo conto che anche per gli agenti sia difficile gestire la situazione, ma figuriamoci per noi. È molto probabile che la causa sia un consumo eccessivo di alcol, è successo alle 5 di mattina, provi a pensare da quante ore erano in giro quei ragazzi. Quando si beve troppo non si ragiona, ed è un peccato vedere due ventenni o poco più rovinarsi per nulla».

Un mix di alcol e droghe, la necessità di maggiori controlli e un po’ di autocritica sono gli elementi con cui analizza l’ accaduto il titolare del “Km0”, Niccolò Fidora: «Secondo me se uno di loro ha reagito in modo così violento deve aver assunto qualche droga eccitante insieme all’alcol - afferma-. Ci sono droghe che mandano in un delirio di onnipotenza e aggressività. Forse gli agenti dovrebbero presidiare meglio le zone di spaccio, e anche qualche fila al bagno troppo lunga. Noi cerchiamo di fare il possibile, ma non riusciamo a far tutto». Qualche accorgimento resta comunque opportuno: «Credo anche che stia ai gestori dei locali capire a chi è il caso di dare da bere solo in un bicchiere di plastica indifferentemente dall’orario. E sono convinto che gli esercenti debbano selezionare i clienti a cui continuare a dare da bere, invece che continuare a pensare solo alle proprie tasche». La corrente di pensiero è la stessa nella via parallela, alla “Taverna del Ghetto”: «Il barista che continua a somministrare alcol a una persona già in pessime condizioni andrebbe sanzionato», affermano le dipendenti Giusj e Martina. «Il cortile del proprio locale è come il giardino di casa. Anche se ti sei chiuso dentro, ti renderai pure conto di cosa succede fuori dalla tua porta, e sei libero di allontanare chi oltrepassa i limiti». «Con quegli occhi spalancati e lo sguardo peso nel vuoto, non sono mica convinta che si limitino solo agli alcolici, per questo credo che maggiori controlli siano assolutamente necessari», dice Oksana Andriichuck del caffè “Piazza Grande”, all’angolo di Capo di Piazza. «Mi dispiace moltissimo per questo ragazzo. Non sono spaventata ma, devo dire, ci ho pensato tutto il giorno». Così anche per Maurizio del locale “Urbanis”: «Dopo una certa ora, qua la situazione degenera». Alla “Caffetteria del Borgo” i dipendenti si dividono: se per Alessandro Brossi «davanti a una persona già “sballata” meglio rischiare una lite per non servirle da bere», per L.R. «la colpa è solo di quei due che si sono ridotti in quello stato. Il perché e il per come lo sanno solo loro».

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