Spariti in Questura i soldi dalla cassa degli agenti

Un “ammanco di cassa” per il quale è stato inviato un rapporto alla Procura, che sul caso ha aperto un fascicolo. È tuttavia tutta da chiarire la dinamica della sparizione di 14mila euro raccolti tra gli agenti della Questura per pagare le rispettive fatture della Tim sull’uso di telefoni cellulari e altri servizi on-line. E lo stesso vale per il responsabile o i responsabili.
Come in molti altri ambiti lavorativi, i poliziotti di Trieste possono contare su una convenzione con la compagnia telefonica per la fruizione dei servizi di telefonia mobile e altri servizi on-line. La convenzione stessa prevede la figura di un referente, per provvedere al saldo delle usuali fatture bimestrali, in pratica una sorta di “collettore” che ha il compito di raccogliere il denaro tra i colleghi e poi di saldare i conti. Qualche settimana fa, però, è emerso che i contanti raccolti a tale scopo, custoditi dal referente, un graduato, nei locali della Polizia scientifica, erano spariti.
«Abbiamo subito informato la Procura della Repubblica - spiegano i vertici della Questura - e, confidando nel lavoro della magistratura, seguiamo il corso del caso collaborando con il pubblico ministero». Ovviamente dal palazzo di via del Teatro Romano
Varie le ipotesi che, in attesa della chiusura delle indagini, possano spiegare l’”ammanco”. Posto che il luogo dove veniva custodito il denaro non era di facile accesso a persone estranee alla Questura, rimane comunque valida la tesi di un furto compiuto da estranei, così come quella della “perdita” fortuita del denaro. O quella di un’azione colpevole. «Se fosse confermato che qualcuno ha preso i soldi - dichiara il segretario provinciale del sindacato di polizia Sap Lorenzo Tamaro - ciò costituirebbe un doppio danno. Oltre al finanziario per i tanti colleghi che avevano versato i soldi per pagare le bollette, anche quello d’immagine per il nostro Corpo». Circostanza singolare, la Tim si è accorta con qualche ritardo del mancato pagamento delle bollette, attivando le procedure del caso. Ad ogni modo, sembra che il referente della convenzione tra il personale della Questura e la compagnia telefonica sia stato, non si sa se provvisoriamente o definitivamente, trasferito in un’altra sede cittadina.
L’”ammanco di cassa” alla Questura di Trieste segue un episodio simile, conclusosi con la condanna a un anno e sei mesi per appropriazione indebita di un poliziotto. Nel 2013 Samuele Zilani, agente che nel 2010 aveva intascato 92mila euro destinati al pagamento delle bollette dei telefonini usati dagli agenti della Questura e mai versati alla Telecom, era stato raggiunto da un provvedimento di destituzione. L'ex agente in forza alle Volanti, non aveva poi restituito nemmeno un euro alla Telecom. Non trattandosi di peculato - reato ipotizzato inizialmente - la Questura di Trieste e il Ministero degli interni erano usciti di scena. Il contratto di convenzione a tariffa agevolata riportava la firma di un funzionario della Questura e non quella dei singoli utilizzatori delle utenze, dei quali la Telecom non conosce nemmeno i nominativi. I poliziotti, all'epoca dei fatti, per pagare il loro conto telefonico, avevano consegnato i dovuti importi nelle mani di Zilani. Una convenzione siglata da anni tra Telecom e Polizia di Stato prevede che per ogni reparto della Questura vi sia un responsabile dei pagamenti (ruolo svolto su base volontaria). È il responsabile che incassa quanto dovuto dai singoli agenti e che poi versa l'intera cifra all’azienda. In quel caso, per quasi un anno, l'ex agente delle Volanti si era trattenuto tutti i versamenti effettuati da circa un centinaio di colleghi. Solleciti dei mancati pagamenti venivano recapitati direttamente a lui ed è per questo motivo che per oltre un anno nessuno si era accorto di quanto stava accadendo. Solo una lettera recapitata dalla Telecom al questore ha fatto “scoppiare il bubbone”. Sembra che i 92mila euro fossero stati "bruciati" sui tavoli verdi dei casinò sloveni e istriani. Una quarantina di poliziotti si era costituita parte civile.
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