Spedito ai domiciliari a luglio Ma non è mai uscito di cella

Il caso dell’uomo che ha causato due morti nel pauroso incidente sulla sopraelevata Il giudice chiede ora alle forze dell’ordine perché non arriva il bracciale elettronico
Di Corrado Barbacini
Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta
Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta

È in carcere anche se dovrebbe essere ai domiciliari, controllato dal braccialetto elettronico, Josif Jitaru Celestin, 34 anni, il rumeno che nella notte tra il 19 e il 20 giugno dello scorso anno ha provocato l’incidente sulla superstrada nel quale erano rimasti uccisi Luca Sussich e Valentina Gherlanz. Per questo motivo il gip Laura Barresi tira in ballo i carabinieri e la polizia perché, così si legge, «forniscano informazioni con sollecitudine in merito alla disponibilità di sistemi elettronici di controllo e ai motivi specifici per i quali non è stata data esecuzione al provvedimento del Tribunale del riesame disposto» di recente. Nei giorni scorsi, infatti, il collegio, presieduto dal giudice Filippo Gullotta, ha confermato la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto.

Ma in realtà Celestin è in carcere da oltre sette mesi. Non si è mai mosso. È in una cella, e fin dal primo provvedimento relativo ai domiciliari disposto il 22 luglio dallo stesso Riesame. I giudici quella volta avevano rilevato nell’atto che si trattava di una persona «per la prima volta caduta nel delitto e neppure in grado di muoversi adeguatamente e bisognoso di riabilitazione per riprendere la funzionalità degli arti traumatizzati, cosicchè non esiste una valida ragione per ritenere che egli non rispetterebbe in assoluto il regime proprio della misura cautelare domestica». Invece è successo tutto il contrario, non è mai uscito, come ha più volte osservato il difensore, l’avvocato Andrea Cavazzini. Tant’è che i carabinieri hanno laconicamente comunicato al Tribunale del riesame che «finora non è stato possibile dare esito a quanto richiesto». E da qui appunto l’atto formale del giudice Barresi che presuppone, seppur indirettamente, la responsabilità da parte di chi gestisce il servizio dell’inosservanza di quanto (l’applicazione del braccialetto elettronico, per l’appunto) disposto dai giudici. Come dire: le ordinanze vanno applicate, senza se e senza ma. Perché una delle ipotesi, anche se nessuno lo dice ufficialmente, è che l’uomo possa anche tornare direttamente in libertà.

Tutto questo accade in vista dell’udienza del prossimo 28 marzo. Celestin sarà giudicato con rito abbreviato condizionato, come ha chiesto e ottenuto l’avvocato Cavazzini, all’esame del consulente della difesa, il medico legale Raffaele Barisani. È accusato di omicidio stradale aggravato dallo stato di ebbrezza: il suo tasso alcolemico in quella folle notte aveva superato i tre milligrammi per litro di sangue. Sei volte il limite di legge. Come se avesse bevuto una decina di birre. Rischia una condanna pesantissima. Fino a 18 anni di reclusione. Aveva percorso in senso inverso per circa 2,5 chilometri una strada a due corsie e unica direzione di marcia, non curandosi delle segnalazioni luminose e acustiche provenienti da altri automobilisti e non fermandosi all’alt intimato da una pattuglia della Finanza.

Forse proprio per sfuggire alle segnalazioni della pattuglia che viaggiava sull’altra corsia, l’uomo si era lanciato in una corsa scellerata, spegnendo momentaneamente le luci del veicolo per evitare l’identificazione, e finendo poi per causare la morte di due persone e il ferimento di altre tre. Nello scorso novembre Celestin ha inviato una lettera ai familiari delle vittime: «Vi chiedo perdono, mi inchino al vostro dolore».

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