Spegne 38 “candeline” la linea di cintura che tolse i treni dalle Rive

«Un’esperienza che non dimenticherò facilmente. Ero il capotreno di quel convoglio speciale che percorse per la prima volta la nuova linea di circonvallazione in quel lontano 30 maggio del 1981». Così Sergio Biagini, ferroviere in pensione, riporta alla memoria l’inaugurazione di quella che in gergo tecnico è denominata “Linea di cintura”, giornata dalla quale ieri sono trascorsi ben 38 anni. Non molti di più di quelli che occorsero per il suo completamento: i lavori per la nuova ferrovia iniziarono infatti il 29 novembre 1959, ma furono presto sospesi per difficoltà tecniche e finanziarie. L’opera fu portata avanti a stento: basti pensare che l’ultimo diaframma della galleria di cintura, lunga circa cinque chilometri, fu abbattuto solo il 13 dicembre 1976, mentre la costruzione fu ultimata solo nel 1980.
Le Fs ci misero ancora un anno per l’attrezzamento tecnologico della tratta e la linea fu finalmente aperta, ma con un solo binario in servizio, il 30 maggio ’81 appunto. Poco meno di 22 anni di attesa per far partire un’opera – la più grande opera ferroviaria a Trieste dai tempi dell’impero asburgico – che, leggendo le notizie dell’epoca, avrebbe fatto la fortuna del porto e di Trieste, eliminando per sempre la vecchia “RivaBahn” che, come ricorda Biagini, «collegava in circa 40 minuti, con un percorso di quattro chilometri, i due scali ferroviari di Trieste Campo Marzio Smistamento e Trieste Centrale, percorrendo con lunghissimi convogli le Rive alla “velocità” di quattro all’ora, convogli preceduti da un pilota a piedi con una bandierina rossa. Ricordo le tante volte che abbiamo dovuto spostare di peso le auto parcheggiate».
Tutto questo quindi finisce, finalmente, dopo il 30 maggio di 38 anni fa, il giorno di un giro “speciale” che, come racconta sempre Biagini, «cominciò alle 9.30 dal binario 25 del fascio binari merci lato cabina “B” di Trieste Campo Marzio, non prima di essermi accertato riguardo la sicurezza dei viaggiatori e che l’itinerario fosse quello giusto, e nella massima sicurezza appunto, in quanto gli scambi non avevano la serratura di sicurezza perché non collegati ad alcun apparato centrale e conseguentemente a nessun segnale semaforico». Misure di sicurezza giustificate anche perché a bordo di quel convoglio quella mattina c’erano l’allora sindaco Cecovini, gli assessori Gambassini e Forti, l’ex sindaco Spaccini, l’allora assessore regionale ai trasporti Rinaldi e il presidente del Consiglio regionale Colli. Più tardi, all’imbocco del tunnel, dopo una breve e semplice cerimonia, come descrivono le cronache del tempo,sarebbe salito a bordo anche l’allora vescovo Bellomi.
Ma torniamo al racconto del viaggio: «L’ordine di servizio per la “corsa speciale Etr 220” (il nome del locomotore, ndr) ci fu consegnato dal capostazione Luigi Zanni e controfirmato da me e dalla coppia del personale di macchina». Dopo l’inaugurazione e il taglio del nastro, si ritornò in carrozza e alle 10 si entrò in galleria. Dopo otto minuti «allo sbocco della lunga galleria, dove i binari si congiungono alla linea per Venezia, dopo il consenso telefonico avuto dal capostazione di Trieste Centrale, riprendemmo il viaggio e, con segnali a mano, entrammo al terzo binario di Trieste Centrale. Li finì il mio compito di scorta.—
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