Spirò un mese dopo l’incidente Condannato il suo investitore

Quando si dice il destino. Gianfranco Arena, 50 anni, era finito nei guai - e ora è stato condannato, a sei mesi - per le conseguenze indirette di una multa inflitta all’uomo che aveva investito e...
Quando si dice il destino. Gianfranco Arena, 50 anni, era finito nei guai - e ora è stato condannato, a sei mesi - per le conseguenze indirette di una multa inflitta all’uomo che aveva investito e che poi era deceduto per le conseguenze di quell’incidente. Una multa che era stata notificata da morto a Mario Cernecca, 92 anni, questo il nome dell’investito. Era infatti successo che il figlio dello stesso Cernecca aveva comunicato alla polizia locale che “il trasgressore” destinatario di quella multa, Mario Cernecca appunto, era nel frattempo deceduto.


La “palla” era così tornata alla polizia locale. Che aveva inviato alla Procura la comunicazione del decesso, avvenuto in una residenza sanitaria assistita, dopo circa un mese dall’incidente. La conseguenza era stata che il nome dell’investitore, quello di Gianfranco Arena, era stato iscritto nel registro degli indagati. Accusa: omicidio colposo. Ora Arena, come detto, è stato condannato al termine del processo celebrato con rito abbreviato dal giudice Luigi Dainotti alla pena di sei mesi. È stato difeso dall’avvocato Elisabetta Burla. Il pm Lucia Baldovin aveva chiesto la condanna a un anno e quattro mesi. Parte civile l’avvocato Mario Giordano.


La vicenda porta la data del 12 settembre 2016. Quella mattina Mario Cernecca era andato - come accadeva quasi tutti i giorni - a fare la spesa. Si stava recando al supermercato Coop di largo Barriera. Attorno alle 10.30 era arrivato in via Tarabocchia, all’altezza del civico 4. Lì non ci sono le strisce pedonali. Ma Cernecca aveva attraversato comunque. All'improvviso era sopraggiunto uno scooter guidato da Arena. Non andava a forte velocità, come poi avevano accertato gli agenti della polizia locale chiamati a eseguire i rilievi. Ma l’urto era stato inevitabile. Cernecca era rovinato sull’asfalto procurandosi una serie di traumi giudicati al momento non gravi. Si era fratturato il malleolo destro e aveva riportato alcune escoriazioni sulle braccia e sul tronco. Aveva poi avuto una lesione al gomito che aveva richiesto tre punti di sutura. L’ambulanza del 118 giunta prontamente sul luogo aveva trasportato il ferito a Cattinara. Dove appunto Mario Cernecca era stato ricoverato per una ventina di giorni. Il 28 settembre i medici dell’ospedale lo avevano trasferito alla residenza sanitaria assistita San Giusto. Le sue condizioni - evidentemente - non erano ritenute assolutamente gravi. Ma i familiari avevano riscontrato tuttavia una serie di esiti di ematomi (conseguenti all’investimento) su tutto il corpo. E lì - nella struttura di riabilitazione - le sue condizioni si erano aggravate a causa dell’insorgere di una polmonite. Per questo, il 6 ottobre, l’anziano era stato nuovamente trasportato a Cattinara. Dove otto giorni dopo il suo cuore si era fermato.


La salma era stata composta nella cella mortuaria in attesa dei funerali. E lì era rimasta per tre mesi. Un tempo infinito. Dovuto a questioni definite dagli avvocati private. E non certo investigative. Fatto sta che a smuovere le acque degli inquirenti era stato il verbale di contravvenzione inviato il 22 novembre con una multa da pagare di 33 euro e 52 centesimi. Perché dopo quella raccomandata Manlio Cernecca, il figlio dell’anziano, aveva diligentemente chiesto l’annullamento della contravvenzione per il “decesso del trasgressore”. Solo allora la Procura era entrata in azione disponendo l’autopsia. Era seguito quindi il rinvio a giudizio dello scooterista. Ora è arrivata la condanna.


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