Spose bambine, missione triestina in Ciad

Giovedì 11 settembre sarà la prima Giornata mondiale delle bambine e domani sera alle 19 in piazza Goldoni, nella sede dell'Ordine dei medici, si potrà ascoltare chi si occupa in prima persona di lenire le sofferenze che spesso colpiscono proprio le bambine del Terzo mondo. Lui è il ginecologo Mahamat Koyalta, una laurea a Dakar (Senegal), studi in Francia e Italia, attualmente direttore generale dell'“Ospedale della Madre e del Bambino” a N’Djamena, in Ciad. Il legame fra Trieste e il Paese centrafricano è costituito da un progetto iniziato nel 2003 è partito per dare aiuto alle “spose bambine”. L'Associazione volontari per l'Africa di Trieste, che ha sede nella parrocchia di Altura – retta da circa un anno da don Giuseppe Colombo, tra i fondatori del progetto a tra i protagonisti del “giro di valzer” delle parrocchie deciso dal vescovo Crepaldi poco dopo il suo arrivo in città – sta portando avanti una serie di iniziative dedicate in particolare ad una patologie piuttosto frequente tra le bambine nei Paesi in via di sviluppo: la fistola genito-urinaria. Le donne che in Ciad si trovano in questo situazione sono molto numerose, anche se non se ne conosce il numero esatto. La maggior parte di esse vive nei villaggi e col volto coperto, evitano ogni contatto con lo straniero e sono considerate persone impure e quindi rifiutate anche dai rispettivi mariti. In ambiente musulmano, sono escluse dalla preghiera rituale diretta dal muezzin e tante sono giovanissime: hanno tra i 15 e i 20 anni e sono costrette a mantenersi da sole; data la loro condizione sociale, non possono curarsi. Grazie al progetto partito da Trieste e tenuto in piedi da un'attività di commercio, attraverso la formazione, l'avvio all'attività di tessitura, il ricamo e la tintura delle stoffe, per alcune delle ragazze le cure all’ospedale sono gratuite. Ci si arrangia per pagare l' arrivo in ospedale, ma durante la degenza, che dura generalmente un mese, è la paziente che provvede a se stessa. Dopo la cura il una somma in valuta locale corrispondente a circa 100 euro, con la quale saranno in grado di affrontare il viaggio di ritorno a casa. Secondo un rapporto Unicef, sarebbe almeno 2 milioni le giovani donne che subiscono le conseguenze dolorose, umilianti e devastanti della fistola ostetrica. L’assistenza sanitaria non è facilmente accessibile. Sempre con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita delle popolazioni centrafricane, da Trieste ci si occupa anche di altri interventi sempre in Ciad, dove è stata allestita una scuola d'infanzia per i bambini della periferia di N'Djamena e dove si segue un progetto agricolo a sostegno del villaggio di Baga-Sola, sulle sponde orientali del lago Tchad.
Riccardo Coretti
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