Stabilimento “Coveme”, 12 in mobilità a Gorizia

La preoccupazione di Menon (Filctem-Cgil): «Non vorremmo che questo fosse il primo passo di un piano di ridimensionamento generale». Apprensione per il futuro dei 76 operai
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 13.03.2014 La Coveme - Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 13.03.2014 La Coveme - Foto Pierluigi Bumbaca

«Siamo preoccupati. Non vorremmo che questo fosse soltanto il primo passo di un percorso di ridimensionamento».

Livio Menon, segretario provinciale della Filctem-Cgil, commenta così l’avvio della procedura di mobilità per 21 dipendenti del comparto impiegatizio della “Coveme”, 12 dei quali in servizio a Gorizia. «La nostra preoccupazione - spiega il sindacalista - nasce dal fatto che l’azienda sta eliminando, nello stabilimento di via Gregorcic, tutta la parte di supporto tecnico: non vorremmo che questo fosse soltanto il primo passo di un ridimensionamento che potrebbe riguardare anche le maestranze. L’azienda dà lavoro a Gorizia a 108 persone, di cui 76 operai: quindi, ha una grande importanza in una città che non brilla per presenza industriale».

“Coveme”, nata nel 1965 come distributore di materiali isolanti elettrici, è una realtà produttiva che opera nel settore della trasformazione del film di poliestere convertendolo, attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, in modo da renderlo adatto a diversi utilizzi industriali (moduli fotovoltaici, antenne Rfid, biosensori medicali, isolamento elettrico, packaging alimentare, stampa serigrafica, applicazioni in campo automotive) ma il suo principale mercato di riferimento è attualmente quello delle energie rinnovabili, per il quale produce film per pannelli fotovoltaici. L’azienda è oggi strutturata su due unità operative: il quartier generale di Bologna e lo stabilimento di Gorizia inaugurato nel 1996. Gestisce, inoltre, una società di proprietà con sede in Cina che serve esclusivamente il mercato asiatico.

Ma perché si è dovuto ricorrere alla mobilità? A sentire i vertici, l’azienda ha registrato un’inversione di tendenza sui propri dati di fatturato a partire dal 2010, risentendo della gravissima e ben nota crisi economico-finanziaria che ha interessato il mercato nazionale e internazionale. «Per far fronte alla crisi - scrive l’azienda in un documento che è pervenuto anche alla Provincia di Gorizia - abbiamo già fatto ricorso a diversi ammortizzatori sociali. Nel corso del 2012 è stata avviata la cassa integrazione ordinaria per i lavoratori diretti e il contratto di solidarietà per quelli indiretti. Tali ammortizzatori si sono protratti anche nel 2013 e sino a febbraio 2014 prevedendo, al fine di ottimizzare l’uso della cigo, giorni interi di chiusura pressoché totale dell’azienda con eccezione di specifici ruoli che richiedevano di essere presidiati». Pertanto, si è dovuti ricorrere alla mobilità che tanta preoccupazione scatena fra sindacati e lavoratori.

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