Stagione boom alla Cona tornati gruccioni e spatole

Almeno ventimila uccelli popolano l’oasi della foce dell’Isonzo per la gioia dei birdwatchers da tutta Europa. Perco: «Il nostro lavoro sta dando i suoi frutti»

di Ciro Vitiello

STARANZANO

Si preannuncia un’estate da dieci e lode all’Isola della Cona per il boom di novità faunistiche provenienti da ogni parte del mondo e per i numerosi visitatori già presenti in questo periodo nonostante il maltempo dei giorni scorsi. Attualmente alla Cona stazionano più di ventimila uccelli tra cui anatre australiane e siberiane. Gli appassionati del birdwatching possono osservare specie non comuni e altre che da tempo erano sparite. L’aquila, a esempio, prima era rarissima, da un paio d’anni è diventata di casa e se ne osservano addirittura quattro tipi: aquila “anatraia maggiore” (aquila clanga), aquila “minore” (aquila pennata) e aquila “imperiale” (aquila heliaca) e aquila “reale”.

C’è tanta curiosità dei visitatori, inoltre, per il recente arrivo del Gruccione, variopinto uccello dai colori eccezionalmente sgargianti e metallici, con le tinte vistose del piumaggio tradisce le sue origini tropicali. E’ tornato numeroso lungo i greti dell'Isonzo, dove trova abbondanza di prede, rappresentate da api, vespe, libellule ed altri grandi insetti volatori afferrati con spettacolari evoluzioni aeree visibili dal primo osservatorio. E c’è anche un unico esemplare è presente alla Cona da quasi due mesi di “Ibis sacro”, battezzato con simpatia “Giovanin”, una specie di origini africana, chiamata così perchè venerata dagli antichi egiziani a migliaia all’ombra delle loro piramidi.

Ma è tornata alla Cona anche la Spatola (Platalea leucorodia), che sembrava localmente estinta sul posto avendo fatto ritorno nella riserva alla fine degli anni ‘80. Si tratta di un curioso ed elegante uccello dal candido piumaggio, spiega il naturalista Fabio Perco direttore della Sbic (Stazione biologica della Cona), appartenente alla famiglia degli ibis che, a prima vista, potrebbe essere facilmente confuso con un airone. Il nome rimanda alla forma del becco, lungo e sottile ma curiosamente allargato all’apice a forma di ampio e rotondeggiante cucchiaio.

«Immergendo il becco nell’acqua poco profonda – sottolinea Perco - le spatole lo muovono a destra e sinistra per rovistare nel brodo palustre che ne rappresenta l’habitat elettivo, alla ricerca continua di piccole prede, costituite da invertebrati e piccoli pesci». Sono attualmente presenti alla Cona e facili da individuare dall’osservatorio della Marinetta, una decina di esemplari di cui alcuni provvisti di evidenti anelli colorati per lo studio delle migrazioni. La lettura del codice presente su tali marcature, ha consentito ai tecnici della Sbic di risalire all’origine di vari esemplari e di ricostruire i loro spostamenti, dall’Africa al Delta del Po alle zone umide di Serbia e Ungheria o altre aree umide prevalentemente balcaniche.

«La nostra speranza – dice Perco - che la Foce dell’Isonzo possa rappresentare in prospettiva un punto di riferimento della nidificazione per la conservazione di questa rara e molto decorativa specie, che si riproduce solo in poche zone ben selezionate formano, assieme ad aironi, cormorani vere e proprie “colonie”. È una grande soddisfazione – conclude – constatare che il lavoro fatto per anni porta tanta gente che mostra passione per la natura, come i numerosi gruppi scolastici anche di fuori regione per ammirare questo grande museo all’aperto».

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