Nella stanza d’ascolto anti violenza un accesso al giorno dai carabinieri
Dal Soroptimist club un kit per raccogliere le denunce anche al di fuori dal Comando di via dell’Istria: l’ultima vittima è una donna pakistana aggredita al Boschetto

La scorsa notte i medici dell’ospedale di Cattinara l’hanno dimessa con una prognosi di 10 giorni. A finire al pronto soccorso è stata una donna originaria del Pakistan picchiata dal compagno, un suo connazionale. Nell’abitazione della coppia, alla Rotonda del Boschetto mercoledì sera sono dovuti intervenire i carabinieri. L’episodio è stato solo l’ultimo della lunga scia di violenze domestiche nei confronti delle donne.
Dal 2017, per far fronte all’emergenza e cercare di arginare il fenomeno, l’Arma ha allestito al Comando provinciale di via dell’Istria uno spazio protetto dove raccogliere le testimonianze e le denunce di chi sceglie di opporsi agli abusi, siano essi fisici, psicologici, economici.
La cosiddetta “Stanza tutta per sé” è stata appena riallestita, spostandola in un ambiente più idoneo della caserma rispetto a quello utilizzato fino ad ora. Dal colore lavanda delle pareti alla posizione delle poltrone, ogni dettaglio è curato e pensato per mettere il più possibile a proprio agio chi trova il coraggio di presentarsi per raccontare la propria storia di sofferenza.
Il colonnello Gianluca Migliozzi, comandante provinciale dei Carabinieri, ha ricordato che, dalla sua istituzione, la stanza viene utilizzata con cadenza praticamente quotidiana, anche per l’ascolto di situazioni borderline. «Un luogo accogliente aiuta le persone ad aprirsi», ha spiegato il colonnello aggiungendo: «L’Arma ha personale specializzato che si avvale anche dell’aiuto di avvocati, psicologi e magistrati. Cerchiamo di stare vicino a tutte le donne vittime di violenza di genere: la casistica è molto ampia e coinvolge tutte le fasce sociali. Per quanto ci compete, con il rinnovo della stanza cerchiamo di mettere un nuovo tassello in quello che è un mosaico della prevenzione e della repressione».

Il Soroptimist club Trieste ha donato al Comando provinciale un kit-antiviolenza: una valigetta con pc, videocamera e stampante che, in caso di necessità, permetterà di raccogliere le testimonianze anche all’esterno della caserma.
«Il kit portatile può essere utile se si rivelasse necessario andare in un luogo terzo ancor più familiare», ha evidenziato Emilia Mezzetti, presidente locale del Soroptimist, ricordando che il nome “La stanza tutta per sé” viene dall’omonimo saggio di Virginia Woolf nel quale la scrittrice affrontava il tema della libertà intellettuale e d’espressione delle donne.
Alla consegna era presente anche il prefetto Giuseppe Petronzi che, usando il paradosso, ha auspicato di poter smantellare al più presto le stanze dell’ascolto. Il prefetto ha inoltre invitato tutti a comunicare di più e meglio. «Ci guardiamo poco negli occhi», ha detto ricordando che al giorno d’oggi la comunicazione viene distorta dall’intermediazione. «Telefoni e messaggi riducono le relazioni e l’empatia creando conflittualità. Se parlo con una persona de visu, dalle sue espressioni mi accorgo se la sto offendendo; vedo anche la lacrima che non esce. Non dobbiamo quindi impoverire le relazioni interpersonali».
Più in generale, rispetto alla situazione della città, il prefetto ha poi aggiunto: «Trieste è una realtà da monitorare e approfondire. Gli episodi ci sono e hanno natura diversa. È una realtà in cui c’è ancora bisogno di stanze del genere dove possono operare le professionalità più adeguate». Il tema della repressione va quindi a braccetto con quello della prevenzione: «Ogni cittadino – ha constatato Petronzi – deve sentirsi attore protagonista di questa azione. C’è una solidarietà civica che dobbiamo esercitare ogni giorno. Se teniamo toni alti, quelli bassi di chi soffre poi non si sentono».
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