Stock, gli uffici vanno a Milano

Protesta sindacale: in città solo le linee di produzione
di Piero Rauber
Un pezzo di storia economica e occupazionale della città rischia d’imboccare la strada - senza ritorno - della «detriestinizzazione». Quaranta impiegati della Stock nel ramo marketing e vendite per l’Italia e nel comparto amministrativo, in prevalenza sulla soglia dei 50 anni, sposati e con figli, sono infatti in odore di trasferimento dagli attuali uffici di via Caboto. Destinazione Milano. Di tempo per fare le valigie, peraltro, ce ne sarebbe ben poco: la rivoluzione è attesa a estate conclusa, tra ottobre e dicembre.


È dunque nella «Milano da bere», nella capitale nazionale del business, che il nuovo management dell’azienda di alcolici - passata nel maggio 2007 dalle mani della tedesca Eckes a quelle del colosso finanziario californiano Oaktree - intende traslocare la testa commerciale di un’impresa nata e cresciuta a Trieste. In loco, per il momento, sembrano destinati a restare il ramo produzione, dove lavorano 38 operai, e gli uffici connessi, dalla logistica al controllo qualità, nonché l’«international», ovvero un team commerciale di quattro persone che lavora esclusivamente sull’estero. Risultato: l’invito a prendere servizio a 400 chilometri da casa riguarda un buon terzo delle risorse umane dello stabilimento di via Flavia, se si conteggiano pure direttori e dirigenti, alcuni dei quali già vedono a loro volta Milano nel proprio domani aziendale.


La notizia-bomba è venuta a galla ieri, in occasione del primo vero contatto in città tra i sindacati di categoria e le Rsu da una parte e i rappresentanti della proprietà dell’era post-Sigliano dall’altra: un incontro di oltre due ore a Palazzo Ralli, quartier generale di Assindustria. Qui l’amministratore delegato Claudio Riva - ex supermanager di giganti del mercato alimentare quali Carlsberg e Nestlè, accompagnato dal neodirettore del personale Evelina Teruzzi - ha prospettato alla controparte il piano di rilancio di Stock Italia, il marchio di tradizione triestina che è ormai parte integrante della giovane multinazionale Stock Spirits Group, nata dall’acquisto di Oaktree e dal concomitante aggancio alla polacca Polmos Lublin, altra superpotenza della vodka.


Un piano di rilancio - tuonano i sindacati, i quali hanno subito convocato nel pomeriggio di ieri un’assemblea dei lavoratori - in realtà accelerato dai risultati negativi delle vendite nel semestre gennaio-giugno 2008 (-8% rispetto al medesimo periodo del 2007), stando alla forbice riferita dalla stessa proprietà nel faccia a faccia di Palazzo Ralli.


«Dall’assemblea - riferisce Sergio Ulcigrai, rappresentante interno della Cisl - sono emerse perplessità e paure, anche perché la novità appena proposta viene già programmata tra ottobre e dicembre. Non c’è tempo da perdere. Ci troveremo il prossimo lunedì con le segreterie confederali e con loro decideremo una scaletta di iniziative, volte a far convivere le esigenze di rilancio aziendale con il mantenimento dei posti di lavoro a Trieste». C’è già aria di sciopero? «Tutti gli scenari oggi restano aperti», aggiunge per la Cgil Fulvio Marchi. Il quale, di benefit come contropartite da inserire in eventuale trattativi, non ne vuole nemmeno sapere. «Non intendiamo - sbotta - neanche approfondirla, questa ipotesi. Qui stiamo parlando di gente ultracinquantenne che sarebbe costretta a lasciare a casa la famiglia e a vivere magari dal lunedì al venerdì in qualche piccolo appartamento, da dividere con gli stessi colleghi. Per Trieste poi, con livelli occupazionali oggi già ridotti al lumicino, la perdita di quaranta posti sarebbe davvero dura da ingoiare».


«La situazione - chiude il segretario generale della Uil Luca Visentini, presente all’incontro in Assindustria - è pessima. La cura individuata dall’azienda per invertire il trend negativo è peggiore del male. Non si comprende la scelta di spostare la rete commerciale a Milano quando già siamo in un’era globale dove il luogo fisico delle trattative risulta pressoché indifferente. Tale mossa potrebbe essere il preludio a uno spostamento della sede legale di Stock Italia, sarebbe un colpo fiscale da non sottovalutare per il nostro territorio». Ed è questa - lascia intendere Visentini - una delle carte più convincenti in mano ai sindacati per far scendere in campo le istituzioni locali.
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