Stock, va a Milanoanche la sede legale

La decisione comunicata ieri dall'amministratore delegato, Claudio Riva, all'incontro con i sindacati in prefettura
Raccolta firme organizzata dai dipendenti a rischio trasferimento
Raccolta firme organizzata dai dipendenti a rischio trasferimento
di Elisa Coloni

Impiegati a Milano. Operai per il momento a Trieste, ma «senza garanzie sul futuro». E - novità dell’ultim’ora - sede legale, pure, nel capoluogo lombardo già a partire dai primi mesi del 2009. Il destino della Stock sembra essere questo. Almeno stando a quanto emerso ieri mattina durante l’incontro in Prefettura (a porte chiuse) cui hanno preso parte i vertici della storica liquoreria triestina, i rappresentanti degli enti locali, delle sigle sindacali e degli Industriali.


Un incontro con coup de theatre finale. Durante il tavolo prefettizio, infatti, non è emerso ciò che Claudio Riva, amministratore delegato di Stock Italia, ha esplicitato solo dopo, a margine dell’incontro. Ovvero il fatto che «l’azienda - ha detto Riva rispondendo alle domande dei giornalisti - prevede di spostare la sede legale a Milano». Un fatto che secondo i sindacati farebbe perdere alla città entrate tributarie annue di circa due milioni di euro.


E quando nelle ore successive la notizia si diffonde, sindacalisti e alcune delle autorità presenti al tavolo cadono letteralmente dalla sedia, definendo l’atteggiamento dell’azienda «gravissimo e offensivo nei confronti delle istituzioni triestine». Così ha pensato ad esempio l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolne: «Trovo scorretto e grave che l’ad della Stock non abbia esplicitato questa volontà in sede ufficiale. Mi meraviglio del suo atteggiamento».


Il fatto, però, non ha sorpreso il sidaco Dipiazza, che ha commentato: «Con la decisione di trasferire i dipendenti a Milano mi sembra ovvio che la società voglia spostare pure la sede legale. Io mi preoccupo dei lavoratori, non delle tasse che paga un’azienda. La Orion e la Wartsila danno lavoro a tanti triestini, ma hanno le sedi legali rispettivamente a Milano e in Finlandia, e nessuno si scandalizza. In una situazione tragica come quella della Stock - ha concluso il primo cittadino - bisogna pensare a salvare la fabbrica. E io ho avuto garanzie da Claudio Riva che lo stabilimento di Trieste non verrà nè chiuso nè spostato all’estero».


Riva, dal canto suo, non dà alcuna garanzia sul futuro: «Posso garantire che per il momento lo stabilimento non verrà nè chiuso nè spostato, ma non dò alcuna garanzia sul futuro. Non esistono certezze sulla permanenza della produzione a Trieste. Nessun amministratore delegato le darebbe mai. Sono pagato per fare utili, per pensare alla salute dell’azienda e dei suoi lavoratori».


Ieri, durante l’incontro che il prefetto Giovanni Balsamo ha convocato alle 10.30 nel palazzo del Governo per affrontare il caso Stock assieme a tutte le parti coinvolte, Riva ha ribadito questi concetti con decisione. E così ha fatto anche nel successivo faccia a faccia, svoltosi in Municipio intorno alle 13, con il sindaco Roberto Dipiazza e l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen.


«Non abbiamo mai parlato di chiusura dello stabilimento - ha affermato Riva - ma solo di trasferimento del ramo commerciale, garantendo tutti i posti di lavoro e dando disponibilità ai sindacati per valutare le singole posizioni dei lavoratori. Questo spostamento rientra nel piano di rilancio dell’azienda. Il piano industriale, che presenteremo all’Assindustria e ai sindacati il prossimo 19 agosto, punta a rilanciare la Stock nell’area dei ricavi. Negli ultimi 5 anni, infatti, abbiamo perso posizioni di mercato e nel 2007 il bilancio positivo è servito solo a vendere a un buon prezzo la fabbrica all’americana Oaktree. Per l’esercizio 2008 prevediamo perdite dell’11% circa».


Qual è, dunque, la soluzione? Per il numero uno della società la ricetta è già scritta: «Bisogna tornare a crescere. E lo si fa sfruttando le potenzialità di due marchi importanti come Limoncè e Keglevich e cambiando le modalità di approccio alla clientela, che sono rimaste ferme ai primi del Novecento: fabbrica-magazzino-cliente. Oggi bisogna ragionare a 360 gradi, parlare di logistica, ottimizzare i rapporti con i grandi clienti, che sono principalmente a Milano».


Questo, in buona sostanza, il succo della visione dei vertici della Stock. Il piano industriale dell’azienda sarà presentato nella sede dell’Assindustria il 19 agosto, e solo allora i dadi sul destino della Stock potrebbero essere tratti. «A questo punto – dice la Rosolen – sarà importante capire cosa prevede il piano industriale e ragionare sui numeri esatti: ci sono incongruenze tra i dati forniti dai sindacati e dall’azienda sul numero di persone che potrebbero scegliere percorsi di avviamento alla pensione. E non abbiamo garanzie sulla permanenza della produzione a Trieste».


Sia la Rosolen che la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, oltre che i sindacalisti presenti (Cgil, Cisl, Uil e Rsu aziendali) hanno insistito sulla necessità di una proroga dei termini per il trasferimento degli impiegati, su cui Claudio Riva non si è però espresso. «L’unica cosa che abbiamo ottenuto - ha commentato Fulvio Marchi, dipendente Stock e sindacalista della Flai Cgil - è il sostegno corale da parte delle istituzioni. Siamo perplessi per la volontà di spostare la sede legale. Non ne sapevamo niente».


Mentre nella stanza dei bottoni si parlava del futuro dello storico brand triestino, in piazza Unità qualche decina di lavoratori, ex dipendenti e loro familiari hanno dato vita a un sit-in di protesta. «Noi lavoriamo in produzione e siamo preoccuopate di finire in Cechia», hanno raccontato Rita Zorzetti e Fulvia Zanella. «Per noi è un grande colpo al cuore vedere come sta crollando un’azienda chiave nella storia di Trieste - hanno spiegato degli ex lavoratori, Luciano Borsi e Marino Ursini Bissi -. Per noi la Stock era come una famiglia».
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