Storia della Luminosa: l’austriaco Hönig la realizzò nel 1936

Roberto Spazzali
La Luminosa tra immagini d’epoca, di oggi e il progetto (foto Silvano)
La Luminosa tra immagini d’epoca, di oggi e il progetto (foto Silvano)

Nelle settimane passate sono stati pubblicati diversi aneddoti sulla Luminosa. Ma chi l’ha realizzata? È stato Rodolfo Hönig, la cui storia merita di essere raccontata. Una biografia, in realtà, poco “luminosa”.

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Era un procuratore commerciale esperto in elettrotecnica. Nato nel 1893, era stato ufficiale nell’Armata austriaca durante la Prima guerra mondiale. Poi si era trasferito in Austria e lì aveva aderito al movimento paramilitare fascista Heimwehr, comandato nel 1930 dal principe Ernst Rüdiger Starhemberg e marito dell’attrice goriziana Nora Gregor. Una figura emblematica nella storia austriaca del primo dopoguerra, quando il principe riuscì dare unità a tutti i corpi franchi austriaci nel Vaterländische Front a sostegno del cancelliere Engelbert Dollfuss, di cui divenne uno dei più stretti collaboratori, tanto da assumere la carica di vicecancelliere e ministro della sicurezza nel successivo governo di Kurt Schuschnigg.

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Assertore di una stretta alleanza italo-austriaca contro la minaccia di annessione nazista, entrò in urto con l’establishment e poi coinvolto in uno scandalo finanziario nel 1936 il principe si ritirò dalla scena politica.

Proprio nello stesso anno Rodolfo Hönig rientrava a Trieste e realizzava la nota Luminosa in città e un’altra analoga nel 1941 a Bari. In quel periodo collaborava pure con il fotografo ebreo triestino Pietro Genova, specializzato nella vendita di apparecchi fotografici e radiofonici.

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L’occupazione tedesca cambiava la sua storia. Veniva incaricato di realizzare l’impianto elettrico dei ricoveri antiaerei di via Fabio Severo, presumibilmente quelli destinati al gauleiter Rainer e al comandante delle SS Globocnick, a cui egli diceva di avere opposto un certo ostruzionismo.

Inoltre, fatto molto grave, Rodolfo Hönig, inserito negli organismi dell’occupazione nazista, il 28 dicembre 1943 segnalava all’ufficio Finanza del Supremo commissario che la villa dell’ingegner Felix Spiegel, in via Alice 8, era perfettamente ammobiliata, pure con oggetti e opere d’arte pregiate, e il proprietario era assente, forse fuggito.

Risulta invece che l’ingegnere Felix Spiegel, sarà arrestato il 9 gennaio 1944 e deportato ad Auschwitz il successivo 2 settembre da cui non tornerà. Il mobilio finiva requisito e trasferito in Porto franco, con l’ausilio di manodopera che pare avesse fornito proprio Hönig .

Su questo punto si erano addensati gravi sospetti, e nell’immediato dopoguerra Rodolfo Hönig era stato portato da un partigiano negli uffici della Comunità israelitica di Trieste è accusato di avere provocato in città l’arresto e la deportazione di ebrei.

Il segretario Aldo Ostermann, preso atto, presentava una denuncia alla polizia e Hönig veniva arrestato il 20 dicembre 1945 e poi rilasciato il 12 gennaio 1946. Egli però riuscì a produrre numerose testimonianze a suo favore che lo davano per fervente antinazista e impegnato nella protezione di ebrei e famiglie miste.

La Corte straordinaria di assise, esaminato il caso e ritenute maggiormente fondate quelle dichiarazioni rispetto ai documenti pur originali e inoppugnabili esibiti dalla Comunità israelitica, si pronunciava in Camera di consiglio per il suo proscioglimento per insufficienza di prove.

Qualche tempo dopo era titolare di una ditta che lavorava per conto del Governo militare alleato e sempre negli anni Cinquanta gestiva la “Guida elettrica”. —

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