Stupro di gruppo su una ragazza a Trieste: condannato l’autore principale
Cinque anni e 6 mesi al giovane che costrinse la 19enne a un rapporto orale. Il complice è a processo

L’hanno portata in un palazzo abbandonato nella zona di piazza Oberdan e lì hanno abusato di lei. L’hanno costretta con la forza a un rapporto orale, approfittando del fatto che fosse ubriaca. Le urla di aiuto e le lacrime della ragazza non sono bastate a fermare i due aggressori, ragazzi di origine tunisina, all’epoca poco più che maggiorenni.
E così una serata come tante si è trasformata in un incubo per una ragazza, all’epoca 19enne, vittima di una violenza sessuale di gruppo.
Era la notte tra il 6 e il 7 gennaio 2024. A un anno e mezzo dagli abusi, la giustizia ha presentato il conto all’imputato principale, ritenuto l’esecutore materiale degli abusi. Kamel Briki è stato condannato in abbreviato a 5 anni e 6 mesi di carcere per violenza sessuale di gruppo e lesioni personali aggravate.
Dovrà pagare inoltre 5 mila euro di risarcimento a favore della ragazza, che si è costituita parte civile. Così ha deciso la gup Flavia Mangiante, infliggendogli una pena leggermente inferiore ai 6 anni chiesti dal pm. Il ragazzo (difeso dall’avvocato Alberto Coslovich) ha beneficiato dello sconto di pena pari a un terzo avendo scelto il rito alternativo. Schiaccianti le prove a suo carico. Una su tutte: lo sperma trovato sul giubbotto della ragazza era proprio il suo, come accertato attraverso le analisi genetiche.
Il presunto complice, Talel Marzouki, ha scelto invece di affrontare il processo. È accusato degli stessi reati per aver fornito quanto meno un contributo morale all’amico. Il suo è un processo indiziario in cui la difesa, affidata agli avvocati Ivan Esposito e Matteo Pastore, punta a smontare l’impianto accusatorio della pm Ilaria Iozzi.
Martedì mattina è iniziato il dibattimento, davanti al collegio composto da Enzo Truncellito, Alessio Tassan e Luca Carboni. Il ragazzo si è collegato da remoto dal carcere di Perugia, dove è detenuto per altri reati. La ragazza è parte civile, assistita dall’avvocata Letizia Pascutto.
Le motivazioni
Nelle motivazioni della sentenza di Briki, depositate nei giorni scorsi, la giudice ripercorre gli eventi di quella sera. La sera dell’Epifania la ragazza era andata a fare un giro con un’amica alle Torri d’Europa. Insieme avevano consumato alcolici e poi si erano dirette in bus in piazza Goldoni.
Alle 21 si erano separate: l’amica era tornata a casa perché stava male, l’altra invece doveva raggiungere il fidanzato e un amico di lui in uno studio di registrazione. Ma proprio nei frangenti in cui rimane da sola, gli eventi precipitano. Due giovani nordafricani le si avvicinano: lei li aveva già visti in autobus. La invitano a seguirli, approfittando del fatto che è poco lucida. Mentre si incamminano la rassicurano sulle loro intenzioni: non vogliono farle del male.
La ragazza si ritrova in un palazzo abbandonato: è a terra in una stanza buia e all’improvviso Briki le afferra la testa e la costringe a un rapporto orale. Lei urla, piange, chiede aiuto. Riesce a divincolarsi e a scappare soltanto quando l’altro ragazzo le si avvicina. La violenza sarebbe durata più di mezz’ora.
Alle 23.30 la ragazza riesce a contattare il fidanzato. Lui e l’amico accorrono e la ritrovano in stato confusionale su una panchina di piazza Oberdan. Nei paraggi ci sono anche i due aggressori, visti scappare.
I referti del Pronto soccorso parlano di ematomi e graffi alle ginocchia, spalle, braccia e glutei, compatibili con il tipo di violenza descritta dalla 20enne. La caccia ai responsabili era scattata la notte stessa, da parte della Squadra Mobile. In parallelo gli amici della vittima avevano cercato sui social i presunti responsabili.
Il cerchio si era poi chiuso sui due tunisini. La colpevolezza di Briki ha trovato conferma, stando alle motivazioni della sentenza, nei test biologici sulle tracce di sperma prelevato dal giubbotto della vittima, nei tabulati telefonici e nell’identificazione attraverso il Sari, il sistema di riconoscimento facciale.
«Dagli elementi probatori emerge inequivocabilmente la colpevolezza dell’imputato», scrive la gup in riferimento a Briki. Ora con il processo a Marzouki si apre un secondo capitolo. Si torna in aula l’11 dicembre. —
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