Sui banchi a settant’anni per sconfiggere la pigrizia

Se la vecchiaia - come sosteneva il filosofo Seneca - è una malattia inguaribile, all’Università della Terza età di Trieste devono aver scoperto un vaccino in grado di rallentarne il decorso. Lezioni, laboratori, conferenze pubbliche e moltissime altre iniziative proposte da questa istituzione cittadina sono state presentate ieri davanti alla platea del Teatro Miela, in occasione dell’inaugurazione del 34esimo anno accademico dell’associazione che porta il nome di Danilo Dobrina, suo primo presidente e fondatore. Si è trattato quasi di un primo giorno di scuola, al quale hanno preso parte diverse autorità, fra le quali il viceprefetto Rinaldo Argentieri e l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Trieste Laura Famulari.
Un ateneo “sui generis”, quello fondato nel 1982 grazie all’iniziativa del Lions Club di Trieste, che può contare su 1750 iscritti, la maggioranza dei quali di sesso femminile e di età compresa fra i 60 e i 75 anni. Un'associazione le cui principali finalità sono due: l’arricchimento culturale e la socializzazione. «Vecchia è la persona che non ha più interessi e motivazioni - spiega il presidente di Uni3 Ugo Lupattelli - . Fra di noi non ci sono vecchietti, ma persone vivaci e brillanti». Una rivendicazione, la sua, che serve a sottolineare come il concetto di vecchiaia non sia per forza legato all’età anagrafica, dal momento che ci sono giovani già vecchi e persone che invece, in barba alla propria carta di identità, ai capelli bianchi e alle rughe, hanno deciso di andare a braccetto con l’età che avanza, con orgoglio, iniziativa e un pizzico di allegria. L’Università si rivolge a loro, ma anche a chi non ha ancora compiuto quarant’anni: «in diciotto non superano gli “anta”», specifica orgoglioso Lupattelli. In tredici, invece, hanno già spento più di novanta candeline.
L’offerta messa a loro disposizione nella sede di via del Lazzaretto Vecchio, ma anche nelle “succursali” di Muggia e di Duino, è molto ampia: 48 materie raggruppate in 12 indirizzi, tra cui le lingue straniere e l’informatica. Laboratori di dizione, recitazione, canto, ceramica, mosaico, pittura, lavori a maglia, cucina e pianoforte, solo per fare alcuni esempi, si affiancano a molte altre iniziative collaterali, quali i viaggi, le visite guidate e le conferenze pubbliche. Per molte persone si tratta dell’occasione per tirare fuori un sogno che per troppi anni è rimasto chiuso in un cassetto. Per altre, invece, la partecipazione a queste attività è la logica conseguenza di una vita spesa attivamente. «Mi sono iscritto all’Università della Terza età spinto dalla volontà di non sposarmi con il divano – così Flavio Polidori, 68 anni portati egregiamente -. Non sento il richiamo della scrivania, dopo una vita passata a fare il consulente aziendale, ma voglio rimanere attivo e cerco di allargare il cerchio delle mie conoscenze».
Di antidoto contro l’invecchiamento parla Igea Bignotto, che di anni ne ha 85, ma ne dimostra dieci di meno: «Ho fatto per tanto tempo ginnastica e ho giocato a bridge - racconta - , ma adesso è arrivato il momento di accudire mio marito. Queste attività contribuiscono a rallentare l’età che avanza: per me rappresentano un diversivo quotidiano e un modo per conoscere gente nuova».
Il sessantacinquenne Doriano Malattia, frequentando l’Uni3, ha trovato amicizia e compagnia, «riscoprendo il piacere di una passione giovanile: il teatro dialettale», mentre il settantacinquenne Silvio Parentini si è avventurato nel mondo dei computer, «grazie a dei docenti di ottimo livello».
L’Università della Terza non richiede alcun titolo di studio e non prevede esami o valutazioni finali. Eppure l’attenzione di chi prende parte alle lezioni è altissima. «I nostri iscritti - assicura Lupattelli - sono molto motivati e curiosi. Partecipano attivamente e sanno anche fare gruppo fra di loro. Fra un corso e l’altro ridono e scherzano, facendo anche un po’ di confusione». Proprio come all’università.
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