T-shirt o piatto, al souvenir non si rinuncia
Radici e vasetti di kren oppure pinze e presnitz. Ma anche magliette con scritte in dialetto, posacenere, tovagliette e tazze da colazione con l’immagine del Molo Audace o il canale di Ponterosso. I turisti che visitano Trieste prima di lasciare la città spesso comprano il classico ricordo. E più gli oggetti sono kitsch, di cattivo gusto, più piacciono. Ecco perché gli articoli più richiesti nei negozi specializzati sono le bolle che se rovesciate simulano la caduta della neve sul castello di Miramare o su quello di San Giusto, e i magneti da appiccicare al frigorifero che ritraggono scorci di Trieste. Oggetti che non rendono giustizia alla città e che non gratificano chi, come Lucio Bossi e Francesca Riccardi, gestori di due negozi specializzati, pensano a nuove idee per proporre in modo simpatico e moderno il nostro territorio, le sue peculiarità e la sua gente.
«Non volevo tenere oggetti di questo tipo – spiega Bossi indicando uno dei tipici piatti in ceramica da appendere al muro con raffigurato uno stilizzato castello di Miramare – mi ero proposto di far portare via ai turisti qualche cosa di buon gusto, simpatico, che ci rappresenti. E invece non c’è comitiva che non richieda questi oggetti: li ho dovuti esporre». «Più sono kitsch e più attraggono – conferma Riccardi – io ho tentato di rifarli in chiave più ricercata ma non c’è nulla da fare: chiedono e vogliono quelle brutture».
I più giovani di passaggio, e soprattutto gli studenti nella nostra città grazie al progetto Erasmus, apprezzano invece le magliette. Ce ne sono per tutti i gusti: “Hard Rock cappuccino”, recita una t-shirt; oppure “Istriano e me ne vanto”; “I love Trieste”; “Very triestino al 100 per cento”; o ancora “Il triangolo delle bevude” con una cartina che indica le zone del Carso con frasche e osmizze.
«Utilizzando le foto di Marino Sterle ho fatto realizzare un mucchio di oggetti bellissimi – racconta Bossi – abbiamo creato poster plastificati che diventano anche tovaglie, tazze da colazione, borse, righelli, tappetini per mouse, calendari...». Amato dai turisti anche tutto ciò che riguarda la Bora, che qualcuno spera di trovare e di provare. Ed ecco che la fantasia ha generato l’ombrello anti-bora, un barattolo pieno di bora ma anche una bottiglia “Spritz de Bora”. Giocando con il nostro dialetto e i nostri modi di dire sono state create anche le carte da poker e un gioco da tavola che si rifà al vecchio “Memory” ma che al posto di conigli, ombrelli o stoviglie ritrae “el cocal”, “el mulo” o “la carega”.
«C’è indubbiamente una riscoperta del souvenir – conferma Riccardi – fino a qualche anno fa si trovavano solo pochi oggetti, piuttosto brutti, nei tabacchini o nelle edicole. Ora grazie anche alla nostra fantasia le proposte attirano la curiosità del turista».
Ma c’è anche chi, goloso, per ricordo preferisce portarsi a casa qualche cosa che solleciti il palato. «Succede spesso che dei turisti arrivino in bottega chiedendomi la radice di Kren, – racconta Edi, fruttivendolo di via Giulia – io spiego che ne esiste una versione in vasetto, più facile da conservare e loro si precipitano a farne incetta al centro commerciale qui vicino». Chi ama i dolci invece, non se ne va senza portarsi via almeno un presnitz o una pinza. Meno apprezzate dai turisti le putizze: le trovano troppo asciutte.
Laura Tonero
Riproduzione riservata © Il Piccolo