Tagli alla sanità, i privati perdono meno del pubblico

Perdono, ma non quanto il servizio sanitario pubblico. Le strutture private convenzionate, dalla casa di cura Salus al Sanatorio triestino e ai numerosi studi di radiologia e laboratori di analisi che ogni anno pattuiscono con la Regione e poi a scendere con le Aziende sanitarie i pacchetti di prestazioni d’ogni genere (38 milioni in totale a Trieste quest’anno, circa il 10% del finanziamento dell’Azienda sanitaria), sono state dalla Regione ridimensionate nell’ambito della super-spending review. Ma alla fine sembra di poter dire che hanno stravinto la battaglia, quella che ospedali e Aziende sanitarie non hanno nemmeno potuto combattere: a Trieste si son trovati a ingoiare un clamoroso taglio del 6% sul 2014, mentre il resto del Fvg dovrà risparmiare solo il 3,8%. E i privati spuntano il 2%.
Scontenti, ma non possono dirlo troppo ad alta voce. «La trattativa è stata durissima - dice Guglielmo Danelon, presidente e amministratore delegato della Salus oltre che presidente regionale dell’Aiop che rappresenta le due case di cura triestine e una terza in area pordenonese -, ci volevano imporre tagli del 7-8%». Il 2% dunque è clamorosa vittoria, anche se per la Salus stessa comporta un minore introito di 500 mila euro annui, da 11 milioni a 10,5, per il Sanatorio triestino il calo è di 140 mila euro partendo da una base “storica” di 7 milioni.
Bruna Catalani, presidente e amministratore delegato del Sanatorio, mostra rassegnata filosofia: «Noi perdiamo poco perché “prendiamo” poco, siamo i più piccoli, e il mio motto è che le avversità vanno affrontate, non bisogna piangerci sopra. Speriamo a primavera di recuperare altri soldi, adesso dovremo metterci d’accordo con l’Azienda sanitaria su quali sono le prestazioni più critiche dove concentrare il nostro intervento di supporto. Noi facciamo solo chirurgia d’elezione, non possiamo accettare interventi di alta complessità, i nostri hanno un costo dai 1000 ai 5000 euro». Un centinaio i dipendenti, tra quelli fissi, a contratto e a collaborazione come liberi professionisti.
Un altro taglio riguarda però quella quota di sforamento rispetto al budget concordato che praticamente i convenzionati mettevano a piè di lista ogni anno e veniva compensata “a forfait”. «Adesso - dice Catalani - sforare è vietato». Danelon elenca tagli ulteriori. È stato rivisto al ribasso il tariffario per ogni prestazione e soprattutto è stata “segata” la voce della Tuc, tariffa di rimborso per le prestazioni a pazienti provenienti da fuori regione e che scelgono i convenzionati per curarsi. «Noi abbiamo molta attrazione in campo ortopedico - dice Danelon - ma adesso perdiamo un quarto del rimborso, da 1,6 milioni dovremo togliere 350 mila euro». La spesa totale per la Regione era stata fin qui di 3,8 milioni di euro all’anno a questa voce. «Siamo disponibili a riorientarci - assicura anche il presidente della Salus -, e a lavorare per diminuire le fughe di pazienti, però se nel servizio pubblico i finanziamenti calano di tanto, il servizio pubblico lavorerà di meno, e le liste d’attesa si allungheranno...». Con tariffe ribassate, dietro l’angolo c’è la speranza che prima o poi si torni a bussare ai privati accreditati, che si dichiarano ormai parte integrante del servizio pubblico, e senza i cui introiti peraltro non riuscirebbero a sopravvivere. Le trattative con l’Azienda sanitaria cominciano a gennaio e devono concludersi a marzo.
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