«Tagli che inficiano i servizi nella sanità»

La spending review che altro non che significa taglio agli sprechi è entrata nel vocabolario degli italiani. A puntare il dito contro le scelte imposte dal governo - ovvero tagli del 5% alla spesa della Pubblica amministrazione per questo primo semestre, che doverebbero arrivare al 10% il prossimo anno - sono i sindacati confederali triestini che lanciano l'allarme sui devastanti effetti che il risparmio di risorse possono avere nel settore pubblico soprattutto nel comparto sanitario. Se già l'industria triestina è in grave sofferenza, figuriamoci cosa può accadere, spiegano le tre sigle sindacali se si va a tagliare anche nella Pubblica amministrazione. «Le stazioni appaltanti – spiega Adriano Sincovich della Cgil - portano un terzo del valore aggiunto prodotto dal settore pubblico. Se si pensa che nel pubblico a Trieste lavorano 24 mila persone circa e gli appalti danno da lavorare ad altre 4000 persone si rischia di innescare problemi sociali rilevanti».
Ma i tagli imposti dal governo, come sottolinea Vincenzo Timeo della Uil, «sono lineari non ponderati sulle effettive necessità di taglio, non è stata fatta un'attenta verifica su quali saranno le reali ricadute e infine saranno i cittadini a pagare in termini di peggioramento dei servizi». Non siamo contro i tagli, indica infine Luciano Bordin della Cisl, «ma così come sono previsti non portano alla fine un risparmio».
Se le aziende sanitarie ed ospedaliera e anche il Burlo hanno già iniziato ad applicare quanto previsto dalla spending review, i primi risultati si sono visti: riduzione dell'offerta nelle mense e taglio del personale nel settore pulizie, come anche degli addetti che in azienda ospedaliera in tempo reale si occupano di manutenzione. Entro la fine dell'anno, denunciano ancora i sindacati, saranno ridotti i posti letto da 4,2 ogni mille abitanti a 3,7 e le spese per il personale dovrebbero essere riparametrate su quanto si spendeva nel 2004. Lunedì i sindacati confederali incontreranno i responsabili dell'Azienda sanitaria per fare il punto della situazione, altra nota dolente come indica Rossana Giacaz della Cgil: «La maggior parte dei servizi offerti sono esternalizzati a cooperative che si occupano di assistenza alla persona». Quello che però chiedono i sindacati è che ci sia chiarezza su cosa tagliare anche perché, dopo aver ridotto le spese la legge indica che i servizi devono restare invariati. Le aziende ospedaliere regionali ad esempio spiega ancora Giacaz «hanno un giro di fornitori che vanno dai 3000 ai 10.000, solo il Burlo ne ha 8.000».
Ivana Gherbaz
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