Tassazione, il caso Gorizia sul tavolo del ministero

Il viceministro Morando ha ricevuto gli studi per superare il divario fiscale con Slovenia e Austria. La possibile via d’uscita della “Zona franca urbana”
Di Francesco Fain

Il caso Gorizia finisce sul tavolo del viceministro all’Economia, Enrico Morando. Il Governo sembra aver compreso la necessità di introdurre un’armonizzazione fiscale fra Italia e Slovenia, fra Gorizia e Nova Gorica. «Posso annunciare che tutte le carte sono state recapite a Morando - annuncia la senatrice Laura Fasiolo -. Il prossimo passaggio sarà quello di “costruire” un report approfondito sulle differenze fiscali a cavallo del confine. Se sono ottimista? Sì. Del resto, devo esserlo perché questa non è “una” partita da vincere ma è “la” partita per Gorizia e per il suo futuro».

A puntare la lente d’ingrandimento su questo, complesso tema sono i commercialisti Vittorio Pella e Piergiorgio Strizzolo: sollecitati dalla Provincia, hanno dato vita a uno studio in cui si evidenzia un costo del lavoro superiore di circa il 45% rispetto a quello in Slovenia e una pressione fiscale per le società di capitali superiore del 13%. Sono gli svantaggi fiscali contro cui devono quotidianamente combattere le imprese della nostra regione a ridosso del confine con la Slovenia. Grandi differenze che appaiono paradossali, se si pensa che Italia e Slovenia sono entrambi Paesi membri dell’Unione Europea. Come intervenire, dunque, per riequilibrare questa situazione svantaggiosa per le nostre aziende? Si potrebbe dare vita a una zona franca urbana, oppure (come caldeggiato dal presidente della Provincia) a una “European Labour Belt”, una fascia confinaria tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia (ma anche l’Austria), dove introdurre interventi in grado di armonizzare il costo del lavoro e la fiscalità per le imprese.

«La vicinanza della Provincia di Gorizia a due Stati dell’Ue, Austria e Slovenia, è diventata fattore di “svantaggio competitivo” per i soggetti economici dell’Isontino, a causa del differente costo del lavoro e delle riduzioni delle aliquote fiscali operate dai citati Stati, che sono diventate notevolmente inferiori a quelle italiane», spiegano i commercialisti Pella e Strizzolo. Che entrano nel merito: «In Italia, attualmente, due sono le imposte a cui è sottoposto il reddito d’impresa prodotto dalle società di capitali: l’Ires e l’Irap. Le attuali aliquote d’imposta sono pari al 27,50% per quanto riguarda l’Ires e al 3,90% per quanto riguarda l’Irap (seppur con basi imponibili diverse), per un carico fiscale complessivo "teorico" sul reddito prodotto pari al 31,40%». Attualmente in Austria l’aliquota sul reddito prodotto dalle persone giuridiche è del 25% e in Slovenia è del... 17%. Una sfida impari.

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