Teatro Verdi, se ne vanno due consiglieri

La vicenda Bosso continua a mietere vittime alla Fondazione del Teatro Verdi di Trieste. A lasciare, questa volta, è un membro del consiglio di indirizzo, Stefano Crise, che lo scorso 13 giugno ha inviato al ministero dei Beni culturali la sua lettera di dimissioni.
Crise ha reso ufficiale la sua decisione ieri attraverso un post su Facebook. Scrive l’ormai ex consigliere: «Il 13 giugno ho rassegnato le dimissioni al ministro dei Beni culturali dal consiglio di Indirizzo della Fondazione Teatro Verdi di Trieste per divergenze con le scelte artistiche del teatro comunicate anche ai suoi organi direttivi, così come fatto da un altro consigliere il giorno dopo. Uso Facebook per salutare tutti gli amici del teatro e auguro a tutti tanta ma tanta fortuna».
L’altro consigliere a cui fa riferimento Crise è Renato Quaglia, dimissionario il 14 giugno. L’addio di Quaglia al Verdi, però, non si deve tanto alle «divergenze» cui fa riferimento il suo collega quanto a questioni di opportunità istituzionale: Quaglia era infatti il nominato della Regione ai tempi della giunta Serracchiani, e con l’arrivo dell’esecutivo di centrodestra ha ritenuto opportuno rassegnare le sue dimissioni al nuovo presidente della Regione, Massimiliano Fedriga.
Ma torniamo alle ragioni dell’addio di Crise, nominato invece dal ministero dei Beni culturali. Il musicista, insegnante e critico, figlio del celebre Stelio Crise, non commenta le ragioni della sua scelta.
Fonti interne al teatro, però, confermano il carattere «artistico» del contrasto che ha diviso il consigliere, e forse non solo lui, dalla direzione della Fondazione. Il licenziamento del maestro Ezio Bosso, la cui notizia si è diffusa proprio negli stessi giorni delle dimissioni di Crise, sarebbe stato considerato dal consigliere ministeriale come l’ennesimo capitolo di una fondamentale incomunicabilità con la direzione della Fondazione.
Il consiglio d’indirizzo della Fondazione nomina il sovrintendente, ricoprendo quindi un ruolo fondamentale, ma da quel momento in poi la sua funzione è più che altro consultiva. Il consiglio può esprimere dei pareri sulla programmazione, ma il sovrintendente non è obbligato a tenerne conto. Secondo Crise però, spiegano gli addetti ai lavori, il mancato ascolto delle indicazioni del consiglio (o almeno di una parte di esso) sarebbe una costante di questa direzione del Verdi. Una situazione che l’ha portato infine a inviare la mail delle dimissioni alla Fondazione e al ministero.
Ieri non è stato possibile raggiungere il sovrintendente del Verdi Stefano Pace per un commento alla vicenda, un altro smacco dopo la rottura con il maestro Bosso. —
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