Tentato omicidio, condannato a 5 anni

Cinque anni di reclusione, cinque anni di interdizione ai pubblici uffici, revoca della condizionale accordata in due precedenti processi (2011 e 2013), riconoscimento alla parte offesa di una provvisionale di 15 mila euro con quantificazione esatta del risarcimento da stabilirsi in sede civile.
È la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione a carico di Antonio Appeso, pugliese di 35 anni, imputato di tentato omicidio e detenzione illegale di arma da taglio.
La sentenza di condanna è giunta quattro anni dopo quel 21 maggio 2014 quando Appeso, al culmine di una lite avvenuta nella zona del mancato nuovo mercato comunale di Monfalcone, accoltellò Salvatore Ceriello, 32 anni.
Ceriello fu raggiunto da cinque coltellate inferte con violenza alla schiena e al torace, una delle quali causò una grave ferita al fegato.
L’accoltellamento, secondo quanto è emerso nei tre gradi di giudizio, fu la conseguenza di una lite per motivi sentimentali. A scatenare la furia dell’assalitore sarebbero state vecchie ruggini legate a una donna.
Ceriello passava per caso nella via dove risiedeva l’Appeso; era in auto insieme alla sua famiglia, con figli giovanissimi al seguito.
Appeso, colto da un raptus di gelosia, afferrò un coltello da cucina e scese in strada dove affrontò il rivale con le conseguenze che sappiamo.
In primo grado, al Tribunale di Gorizia, con rito abbreviato, Appeso – assistito dall’avvocato Massimo Bruno – era stato condannato a cinque anni di reclusione a fronte della richiesta di otto anni avanzata dal pubblico ministero Laura Collini.
L’avvocato Bruno aveva sostenuto la tesi della provocazione chiedendo l’assoluzione.
Il giudice per le indagini preliminari Paola Santangelo aveva infine ritenuto le attenuanti equivalenti alla contestata recidiva per due precedenti episodi per cui Appeso era stato processato nel 2011 e nel 2013.
Mentre Appeso, dopo un periodo di detenzione in carcere, è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari, il processo ha avuto altri due gradi di giudizio.
E ora l’avvocato di Ceriello, Sascha Kristancic, può dirsi soddisfatto della sentenza della Cassazione che ha riconosciuto la non sussistenza della volontaria provocazione da parte di Ceriello, argomento che ha visto dibattere a fondo le parti nei vari gradi del procedimento giudiziario.
L’episodio che ha avuto il suo epilogo giudiziario all’epoca dei fatti suscitò vasto scalpore a Monfalcone dove, dopo i fatti di sangue avvenuti dai primi anni del Duemila – con in testa i tre omicidi accertati (Grubissa, Degrassi, Melinte le vittime) e un ritrovamento dei resti umani su cui ancora si indaga (Polentarutti) – sembra essere tornata la calma sul fronte della sicurezza anche grazie a un evidente aumento dei controlli sul territorio.
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