Terminato il cantiere del Polo umanistico

Smontata la gru, adesso mancano solo le rifiniture e il restauro di un affresco in via Lazzaretto Vecchio
Di Massimo Greco
Lasorte Trieste 04/02/17 - Via Lazzaretto Vecchio, Via Corti, Palazzo Sede Università
Lasorte Trieste 04/02/17 - Via Lazzaretto Vecchio, Via Corti, Palazzo Sede Università

Un cantiere da 4,3 milioni durato un quinquennio. Aperto nel 2013, chiuso alla fine del gennaio 2017. «Nel rispetto dei tempi concordati», sottolinea il direttore dei lavori Roberto Sasco. Il “cuore” del polo umanistico universitario in via Lazzaretto Vecchio riprenderà presumibilmente a funzionare con l’inizio del prossimo anno accademico, cioè nell’autunno di quest’anno.

La parte rilevante delle opere edili è stata ultimata, come attesta lo smontaggio della grande gru che dominava dall’alto il Borgo Giuseppino, dove sono situati gli edifici progettati e costruiti da Domenico Corti nella prima metà dell’Ottocento. Resta la rete metallica attorno all’ingresso, a ricordo dei lunghi anni di disagio per automobilisti e pedoni.

Una sessantina di giorni per le rifiniture e per il restauro del decoro pittorico riscoperto durante i lavori, il cablaggio-dati tra gli edifici 6 e 8 (coincidenti con i numeri civici), poi il collaudo e a seguire la consegna definitiva del complesso all’Ateneo triestino, che - per tenersi larghi - dall’estate potrà prendere operativo possesso dell’imponente stabile neoclassico, che si estende tra via Lazzaretto Vecchio e la via giustamente dedicata alla memoria dell’architetto lombardo. Questo è in linea di massima il cronoprogramma previsto da Giovanni Fraziano, professore ordinario nel dipartimento di Ingegneria e Architettura, delegato dal rettore Maurizio Fermeglia a seguire le attività edilizie dell’Università triestina.

Ma nel frattempo gli organismi universitari dovranno decidere nel dettaglio come organizzare i servizi all’interno della recuperata sede. Il direttore del dipartimento di studi umanistici, il latinista Lucio Cristante, si vedrà a breve con Fermeglia per fare il punto sul trasferimento di uffici e attività. E per ottenere il finanziamento indispensabile per un trasloco che, parlando di decine di migliaia di libri, si preannuncia nè rapido nè agevole. «Le ipotesi allo studio - riferisce Cristante - riguardano la sistemazione negli stabili al 6 e all’8 di via Lazzaretto Vecchio dell’apparato “logistico” del Polo umanistico: uffici amministrativi, dipartimento, direzione, segreteria. Cui si aggiungono spazi riservati ai depositi museali di Ateneo». Alcuni mesi fa si era parlato anche di aule didattiche ma il direttore del dipartimento non ne ha fatto cenno.

Già - si chiede Cristante - ma quante biblioteche concentriamo negli edifici firmati da Domenico Corti: tutte e quattro quelle afferenti al Polo, ovvero via Tigor, via Economo, androna Campo Marzio, via Lazzaretto Vecchio? Eppoi cosa trasferiamo esattamente dei servizi oggi ospitati in via Montfort? Quesiti cui bisognerà preparare una risposta in tempi non troppo dilatati, se il “cuore” del Polo dovrà ricominciare a battere tra sei mesi circa.

La ristrutturazione delle sedi universitarie in Lazzaretto Vecchio è una delle operazioni edili più ambiziose tra quelle recentemente intraprese dall’Ateneo. Sulla base di un progetto redatto dall’architetto Maurizio Bradaschia e dall’ingegner Roberto Sasco, sono suddivisi i lavori in due lotti, riguardanti rispettivamente gli stabili al 6 e all’8 di via Lazzaretto Vecchio. Particolarmente complesso l’intervento relativo al 2° lotto, articolato in due fasi. La prima è risultata la più lunga e impegnativa, essendo durata dal 2013 fino all’aprile 2016. Ha interessato il risanamento dell’intero immobile, dove si provveduto a misure anti-sismiche, ai serramenti, alle facciate, alla copertura, all’impiantistica del pianoterra e del primo piano: il costo è ammontato a 3 milioni. La seconda fase, più breve e meno impegnativa dal punto di vista finanziario, si è concentrata sugli impianti del secondo e del terzo piano, oltre che del sottotetto: impiegati 1,3 milioni. Risultato finale: 4,3 milioni.

Un recupero, che soprattutto per quanto riguarda gli interni, è stato pensato per ricondurre gli edifici al disegno originario di Corti, disegno che era stato pesantemente manomesso dai lavori effettuati negli anni ’50 per consentire l’operatività alla compagnia assicurativa Lloyd Adriatico, guidata da Ugo Irneri. In epoche più recenti la società si spostò in passeggio Sant’Andrea e venne assorbita dal gruppo Allianz.

magr

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