Torna il camoscio sul monte Sabotino, una volta ripopolato di pecore carsoline

Avvistato alle porte della città dopo il ripristino dei pascoli capace di scalzare i campi di battaglia e le servitù militari

TRIESTE Uno splendido camoscio che si staglia sullo sfondo delle rocce, degli arbusti, del cielo terso sopra la vetta. Un’immagine che gli appassionati di escursionismo e di natura in generale sono soliti poter ammirare (quantomeno i più fortunati) in alta montagna, lontano da tutto e da tutti. Ma che, da qualche tempo, è sempre meno raro poter vedere (e in molti non lo penserebbero mai) a pochi minuti dal centro di Gorizia, alle porte della città, sulle pendici del monte Sabotino.

Proprio sull’altura “transfrontaliera”, infatti, Alena Trubkina e Marco Cavallin hanno immortalato qualche giorno fa con la loro macchina fotografica l’esemplare che vedete in questa pagina, e se questo è stato possibile il merito va anche all’affascinante progetto di tutela e valorizzazione del Sabotino condotto dall’associazione E.Wi.M.A. di Gorizia. «Sappiamo che in un passato lontano i camosci erano presenti sul monte, e va detto che, ascoltando le testimonianze dei cacciatori, anche in tempi più recenti i loro avvistamenti non erano cosa impossibile – racconta l’assessore comunale all’Ambiente, Francesco Del Sordi -, ma resta cosa piuttosto rara e certamente poco nota il fatto di poter fotografare un camoscio a due passi dalla città. Il ritorno di questi animali in numero significativo è legato anche a ciò che l’associazione E.Wi.M.A. sta facendo con il ripristino dei pascoli e dei prati che un tempo ricoprivano tutta la cima, e che via via sono scomparsi con l’abbandono del monte, inghiottiti dalla boscaglia selvaggia». Proprio così. Dopo i conflitti mondiali il Sabotino è diventato in gran parte servitù militare, e dunque non poteva più essere vissuto e frequentato come un tempo. Anche una volta cadute le servitù, pastori e contadini non sono tornati, e la vegetazione è cresciuta incontrollata, finendo per “soffocare” molte delle specie animali e vegetali che caratterizzavano da sempre il Sabotino.

Un ecosistema peraltro straordinario e quasi unico, visto che vi si possono trovare circa 800 delle 1.300 specie di piante presenti in regione, con un insieme di flora alpina, flora mediterranea e flora balcanica. Ed è in questo contesto che si inserisce l’azione del sodalizio goriziano. «L’Ispettorato forestale ci ha concesso una zona demaniale di circa 15 ettari sulla parte sommitale del monte, tra la casermetta e la chiesetta di San Valentino per intenderci – spiega Paolo Vasca, vicepresidente di E.Wi.M.A., acronimo di European Wildlife Management Association -, e nel 2018 abbiamo iniziato con il servizio antincendio portando sul Sabotino le pecore di razza Carsolina che già allevavamo a Gorizia. Parliamo di una razza antica considerata in via di estinzione, come la Alpagotta e la Plezzana, ma che è particolarmente adatta ad un ambiente così roccioso e selvaggio. Mangiando gli arbusti, le pecore diradano la vegetazione e non permettono la diffusione del fuoco in caso di incendio. Poi nel 2019, sfruttando le misure del Piano di sviluppo rurale, abbiamo iniziato a ripristinare gli antichi pascoli, restituendo un po’ alla volta anche quella biodiversità che rendeva e rende unico il monte».

Ecco spiegato il ritorno dei camosci, ma anche, in prospettiva, di altri animali. Come la Coturnice, a esempio, uccello che una volta era di casa sul Sabotino, e che E.Wi.M.A. spera presto di poter tornare a osservare. «Il nostro è un lavoro di squadra – dice ancora Vasca, che è anche inanellatore di uccelli a scopo scientifico -. Il pascolo è seguito dall’Ispettorato forestale, si avvale come referente scientifico del botanico Alfredo Altobelli dell’Università di Trieste. Un grazie va poi anche ai cacciatori della riserva di San Mauro e ai cittadini del paese, che ci danno una mano quando abbiamo bisogno». La Regione ha già avviato l’istituzione del biotopo (la forma più semplice di tutela) del Sabotino, per la qualità dei suoi rettili e della vegetazione, ma anche grazie a progetti come quello di E.Wi.M.A. i goriziani potranno godere sempre più di un autentico gioiello alle porte di casa. —

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