Tornata a casa la donna sparita da San Sabba

Elisabetta Carotta non dava notizie di sè dal 25 gennaio. Appello dei parenti anche a “Chi l’ha visto?”
Di Laura Tonero

Elisabetta Carotta, la donna di 46 anni della quale non si avevano più notizie dal 25 gennaio, è rientrata a casa nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. Un sospiro di sollievo per il padre - che vive assieme a lei -, per il fratello, le colleghe di lavoro e gli amici che avevano avviato un tam tam sui social network per invitare chiunque avesse notizie di Elisabetta a farsi vivo. Per lanciare un appello i parenti si erano rivolti anche alla popolare trasmissione televisiva di Rai 3 “Chi l'ha visto”.

La donna, che ora sta bene, si sarebbe allontanata volontariamente da casa. Lo scorso 25 gennaio avrebbe dovuto presentarsi, come ogni giorno, sul posto di lavoro in una casa per anziani, ma le colleghe non l’hanno vista arrivare. Nelle ore successive qualcuno aveva riferito di averla notata in zona San Sabba da dove era scomparsa. Altre segnalazioni sono arrivate fino al 27 gennaio. Poi più nulla fino a giovedì notte.

A denunciarne la scomparsa erano stati il padre e il fratello che, il 25 gennaio, per tutta la notte avevano atteso invano che Elisabetta rientrasse. Nei giorni successivi l’avevano cercata ovunque senza successo e senza riuscire a capire perchè la donna non desse più notizie di sè, e nei giorni successivi non si davano pace anche perchè la donna non era raggiungibile neanche al telefono cellulare.

L’appello per la sua scomparsa aveva iniziato a girare sui social network tre giorni dopo la sua scomparsa. I parenti speravano di ricevere da un momento all'altro una sua telefonata, contavano in un colpo di testa, in un momento di fragilità passeggero. La fuga è invece durata ben tre settimane.

Elisabetta Carotta era già salita agli onori della cronaca in qualità di testimone nel processo a Fabio Buosi, riconosciuto responsabile dell'omicidio del tassista Bruno Giraldi, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 novembre 2003 lungo il canale di Zaule. Carotta fu tra i protagonisti di quel processo in quanto Buosi si nascose proprio a casa della donna nelle ore che precedettero il suo arresto. Quando erano iniziate ad emergere le sue responsabilità, Buosi lasciò la casa dei genitori in via Schiapparelli per trasferirsi a casa dell'amica. Quella circostanza catapultò Carotta in quella brutta vicenda. Dopo aver deposto come testimone, Carotta venne minacciata di morte con una lettera lasciata nella sua cassetta della posta. Un episodio che la impaurì molto. Il prossimo 28 marzo, intanto, si torna in aula. Sul banco degli imputati ora c'è Antonio Fiore, 44 anni, conosciuto nel giro dello spaccio con il soprannome di "Anton", indagato dall'agosto 2014 per la morte dello stesso Giraldi. L’accertamento balistico sulla Beretta 7.65, attribuita a Fiore e trovata dai carabinieri nel corso di un'indagine di droga, ha confermato che quella è la pistola con il quale venne ucciso il tassista Bruno Giraldi.

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