Torviscosa riscopre il campo di prigionia del Villaggio Roma

TORVISCOSA. Un nuovo percorso nella memoria a Torviscosa, valorizzando il Villaggio Roma, piccola località che fece da campo di prigionia nella seconda guerra mondiale. Pochi sanno che il Villaggio, abitato oggi da circa 150 persone, nacque come campo di prigionia durante l’ultimo conflitto. A rinfrescare la memoria è stata la visita (durata dallo scorso fine settimana fino ad oggi) del neozelandese Ross Montgomery che, insieme alla moglie Vonda, ha voluto onorare la memoria del padre Arthur, che scelse di partecipare alla Seconda guerra mondiale, fu fatto prigioniero in Libia nel 1942 e inviato dapprima in un campo vicino a Napoli, poi a Chiavari ed infine al Pg 107 (campo per Prigionieri di Guerra) di Torviscosa. Il 9 settembre 1943 scappò verso la Jugoslavia e si unì ai partigiani sloveni. Fu nuovamente catturato, questa volta dai tedeschi, e inviato in un campo di prigionia in Germania da cui poté uscire solo nel maggio 1945. Per anni, i due coniugi neozelandesi hanno desiderato e pianificato questo viaggio a Torviscosa, spinti dall’affetto per il padre e dalla curiosità di ripercorrere forse la parte più drammatica della sua vita. Così l’altro ieri sono stati ricevuti dal sindaco di Torviscosa Roberto Fasan e dagli assessori in un incontro informale e molto coinvolgente per entrambe le parti. Ross e Vonda Montgomery sono stati poi accompagnati dall’assessore alla cultura Mareno Settimo in una visita al "campo" (il Villaggio Roma è infatti ancor oggi così chiamato dai suoi abitanti) e in particolare alla chiesa, unico edificio sopravvissuto dai tempi del campo di prigionia. Per l'amministrazione è stata l'occasione di inserire il Villaggio Roma nei progetti di valorizzazione del territorio e della sua storia, che prevede innanzitutto la raccolta e l'informatizzazione di tutti i documenti. (el. pl.)