Tra le strade di Calcutta a bordo del tuk-tuk

Viaggio di istruzione in India per sette ragazzi dell’International School. «Lì ti senti parte di tutto»

Il marasma del traffico assordante e disordinato della metropoli, «una caratteristica normale per la gente del posto» dice Tommaso, li ha frastornati. I colori sgargianti dell'India li hanno subito rapiti. Quelli degli abiti, senz'altro, ma anche quelli dei mezzi di comunicazione politica locali. A loro arrivo, la scorsa primavera, erano in corso le elezioni dell'assemblea legislativa del Bengala Occidentale. Appena arrivati, per le strade di Calcutta (Kolkata), non hanno visto i soliti striscioni elettorali con faccioni ben photoshoppati, ma segnali più semplici: scritte e disegni coloratissimi sui muri, probabilmente raffiguranti la governatrice dello Stato, Mamata Banerjee, la “tigre del Bengala”. «Si percepiva quanto fossero patriottici», racconta Greta, una dei sette giovani tra i 16 e i 18 anni dell'International School che, accompagnati dai due insegnanti Maria Quevedo e Cristopher McDonnell, hanno trascorso due settimane tra Kolkata e i villaggi attorno, per la missione “Progetto Calcutta 2.0”, per vedere con i propri occhi cosa facevano i ragazzi indiani che dal 1998 gli studenti dell'Ist aiutano in diversi modi attraverso l'ong Institute for Indian mother and child, partner locale della onlus “Project for people”, che si occupa di progetti di cooperazione e sviluppo in India, Brasile e Benin.

È proprio la visita all'Ist del pediatra Sujit Brahmochary, direttore di Iimc, da lui fondata dopo aver lavorato assieme a Madre Teresa di Calcutta, che due anni fa ha suscitato il desiderio nei ragazzi di volare verso la “Città della gioia”, per immedesimarsi nella vita locale attraverso le diverse attività dell'ong. Un viaggio che sono riusciti a farsi finanziare per metà dagli sponsor che loro stessi hanno trovato - come Illycaffè, la Fondazione di Giò e alcune famiglie della scuola -, e in parte con i proventi di attività da loro organizzate come il car wash.

Le immagini, i ricordi, le emozioni provate nell'incontrare i bambini, «curiosi come noi di conoscerci» racconta Gaia, non sono svanite al ritorno, anzi. Sono state «l'immensa gioia, fierezza, purezza, il vivere con semplicità, senza tutte quelle cose che abbiamo noi europei» racconta ancora Gaia, a incidersi da subito nella loro mente. Un tuffo nel passato, dove le mani erano l'unico strumento. «Sembrava di vivere in un’altra epoca»,- racconta Victoria. «Non abbiamo mai visto il vetro nei villaggi», esclama Pranathi, una ragazza indiana dell'Ist originaria di Bangalore, la capitale di uno stato a Sud dell'India. Hanno conosciuto finalmente i ragazzi che possono studiare grazie ai loro aiuti, «uno di loro ora è diventato un insegnante di matematica - racconta Susanna - continuava a ripetere “sono fiero, sono fiero”».

Si affidavano al tuk-tuk, una specie di mini ape, che ogni giorno li portava dall'hotel alla sede dell'ong e poi da lì si dirigevano nei diversi villaggi che ospitano le strutture portanti di Iimc. Hanno visitato un centro per i disabili, giocato con i bambini di un orfanotrofio, «Abbiamo fatto anche delle vaccinazioni nelle cliniche - racconta Pranathi -, io ho perfino spalmato la crema a una persona colpita dai funghi». «Noi invece abbiamo misurato la pressione e preparato delle scatole con cibi nutrienti per i neonati», spiegano Greta e Susanna.

L'ong ha creato la banca del microcredito, per rendere autosufficienti le persone, e anche il Women peace council: «Grazie a questa struttura le donne si raccolgono ogni giorno e quelle più alfabetizzate leggono il giornale alle altre», spiega la prof Quevedo.

Hanno una voglia matta di cambiare il mondo ora i sette ragazzi dell'International school, soprattutto quella realtà, dove si vive davvero con poco, «dove ti senti parte di quello che succede - dice Pierfrancesco -, non c'è tempo per lamentarti, sei automaticamente parte di tutto, degli odori, del caos, del caldo», di quei 45° che per due settimane li hanno accompagnati con la voglia di tornare al più presto. (b.m.)

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