Trans triestino trentunenne soffocato nel gioco erotico
La tragedia durante un incontro con il compagno. E’ stato lui a chiamare i soccorsi: interrogato

Un giovane di 19 anni, triestino, così femminile da sembrare una donna, è stato trovato morto legato a un albero in un gioco erotico di sottomissione, probabilmente soffocato, a Passo Segni di Baricella, nella Bassa Bolognese. Il partner lo aveva lasciato solo, come previsto da una parte del loro gioco, e quando è tornato l’ha trovato senza vita. Allora, erano passate le 17, ha lanciato l’allarme.
Quando i soccorritori giunti sul posto hanno visto quel corpo di ragazza avvinghiato a un abete, legato con un paio di manette e una catena, hanno pensato subito a un gioco erotico sado-maso finito male. È questa l’ipotesi investigativa su cui hanno lavorato fino a notte fonda i carabinieri della compagnia di Molinella e del reparto operativo e il pm Lorenzo Gestri per spiegare l’assurda morte andata in scena nel pomeriggio di ieri nel giardino di un vecchio casolare in via Guidetti 16/2, nella campagna di Passo Segni, frazione di Baricella al confine con Ferrara.
E quel corpo, all’esame del medico legale Matteo Tudini, nonostante le apparenze ha rivelato attributi maschili. Secondo il giovane che ha dato l’allarme e che è stato interrogato per ore dagli investigatori, la vittima è un diciannovenne di Trieste, ma la sua reale identità è un altro dei misteri di questa bruttissima storia. La vittima non aveva documenti e l’età apparente sarebbe superiore a quella dichiarata al giovane che lo ospitava da ieri, e che l’avrebbe conosciuto in chat mesi fa. Lui, Michele Tropper, 35 anni di origini trentine, abita in quel casolare nei pressi del cimitero della frazione. Intorno alla casa ci sono soltanto campi arati, filari di alberi, un capannone per le macchine agricole e un dedalo di canali. Il giovane divide una porzione della grande casa colonica, presa in affitto, con l’anziano padre invalido, ora ospite di parenti.
Tropper interrogato dal pm Gestri inizialmente ha fornito versioni contrastanti dell’accaduto e questo ha concentrato su di lui il sospetto che nella vicenda abbia avuto un ruolo attivo. È stato lo stesso trentacinquenne, attorno alle 17, a chiamare il 113 per dare l’allarme. In un primo momento ha detto di avere trovato la vittima già morta, legata all’albero a pochi passi dalla porta dell’abitazione. Successivamente avrebbe ammesso di averla aiutata a legarsi nel modo in cui è stata trovata dai soccorritori.
Il suo flusso di pensieri e parole, confuso e contraddittorio, è stato ricomposto nel corso della notte davanti al magistrato, che lo ha sentito in caserma come persona informata sui fatti. Da quel verbale dipenderà la sua eventuale posizione processuale. Il trentacinquenne ha detto di avere conosciuto il ragazzo via Internet, di averlo incontrato altre volte ma di non aver mai avuto rapporti sessuali con lui. Di certo il transessuale era vestito: indossava una minigonna di jeans e una maglietta nera. Quasi certamente, benché i suoi piedi toccassero a terra, è morto per soffocamento, strangolato da quella catena con cui era stato legato all’albero. Il resto lo dovrà dire l’autopsia che sarà eseguita all’obitorio della Certosa.
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