«Tre anni consecutivi di contratti. Ma lunedì la mazzata»

«Lunedì scorso mi ha telefonato l’agenzia per comunicarmi che il mio contratto non sarebbe stato rinnovato. In passato era la stessa azienda a convocarti in ufficio e a dirtelo». Parla uno dei 65 lavoratori “somministrati” che Flex ha unilateralmente deciso di lasciare a casa in anticipo rispetto alle assicurazioni fornite ai sindacati.
L’interessata, per comprensibili ragioni di riservatezza e per non esporsi alle possibili rappresaglie aziendali, preferisce la testimonianza anonima. «Lavoro da tre anni nello stabilimento - racconta - con contratti inizialmente di un mese, ampliati poi a una durata trimestrale. Molti colleghi hanno anzianità di servizio maggiori». Sempre all’insegna del precariato.
Madre di un bimbo, trentasette anni, alle spalle una sfortunata esperienza lavorativa alla Diaco: «Spero ancora che Flex mi richiami, ma non posso permettermi di aspettare: domani (oggi ndr) è il mio ultimo giorno, da lunedì comincia il giro dei curriculum da consegnare, nell’augurio di trovare lavoro».
Il reparto più colpito dalla falce aziendale è il cosiddetto “assiemaggio”, che evidenzia 35 uscite sul totale di 65 esuberi: il reparto dove opera la nostra testimone. Anche il magazzino sembra sia rimasto vittima del doloroso taglio occupazionale: 65 persone sono il 10% della forza lavoro complessiva (assunti + somministrati) di Flex. Non è una bazzecola.
Il problema è sociale ma anche umano: Flex ha colpito la speranza di decine di persone, che contavano prima o poi di essere assunte. Flextronics aveva fatto molte promesse: centro logistico europeo, diversificazione commerciale, bla-bla ... Lo stesso governatore Serracchiani aveva avallato l’operazione di passaggio Alcatel-Flex e nel settembre 2015 aveva visitato lo stabilimento. Poi, progressivamente, le promesse di Flex sono evaporate: fino all’ultima mazzata. magr
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