Tre condanne per lo scoppio della casa

Nessun tappo era stato fissato all’estremità della conduttura, il tubo del gas era assolutamente libero: non era stato collegato ad alcuna apparecchiatura della cucina. Così è bastato un gesto banale e quotidiano: girare la manopola per riempire la stanza di gas. E all’improvviso la casa di via Baiamonti 71 è esplosa come per effetto di una devastante bomba. Tutto questo era accaduto il 20 febbraio 2015. Ieri il giudice Guido Patriarchi ha condannato, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, i responsabili diretti e indiretti dello scoppio e del crollo della palazzina a causa del quale era morto il settantaseienne Aldo Flego ed erano rimaste ferite gravemente tre persone tra cui l’ottantaseienne Marcella, la sorella di Flego, poi deceduta dopo cinque mesi dallo scoppio in ospedale. Per tutti, le accuse sono state quelle di disastro colposo, ma anche di omicidio e di lesioni colpose.
I condannati
Si tratta di Davide Mozina, 36 anni, dipendente della ditta Astec Srl con un contratto di subappalto dalla Installo Srl: quel maledetto giorno aveva effettuato le operazioni preliminari e avrebbe dovuto poi ultimare l’installazione del piano cottura collegandolo alla rete del gas, dell’acqua e dell’elettricità. Mozina è stato condannato a due anni. Condannato anche Dario Visintin, 52 anni, capo tecnico della medesima ditta. La sua azienda non possedeva l’abilitazione a effettuare quel particolare tipo di intervento. E indirettamente, ma comunque di fatto, è stato ritenuto responsabile di quanto accaduto anche il presidente della Astec. Si chiama Giovanni Zoccarato, 71 anni. Quest’ultimo, come Visintin, è stato condannato a un anno. Assolto invece Enrico Rubiero, 46 anni, presidente della ditta Installo. A tutti è stata concessa la sospensione condizionale della pena.
Le richieste del pm
In sostanza il giudice Patriarchi ha accolto le richieste - seppur ridimensionandole - del pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Pietro Montrone. Il quale per Mozina aveva chiesto due anni e quattro mesi e per Visintin e Zoccarato un anno e quattro mesi. Infine, aveva chiesto invece l’assoluzione per Rubiero. Riconosciuto inoltre il risarcimento complessivo di 9.500 euro agli assistiti dell’avvocato Antonio Santoro. Avevano parcheggiato le loro vetture - una Smart e una Golf - sotto la casa distrutta dall’esplosione e al loro ritorno le avevano trovate praticamente rase al suolo, ricoperte da detriti e calcinacci. È evidente che da domani la vicenda passerà al giudice civile al quale si rivolgeranno tanto i familiari delle vittime, quanto gli altri danneggiati.
La perizia
L’inchiesta si è basata sostanzialmente sulle risultanze della approfondita consulenza tecnica affidata all’ingegner Giuseppe Giannace e al perito Andrea Disnan. «La presenza del metano nell’appartamento e la successiva esplosione - si legge nella perizia - sono da ascriversi con ragionevole certezza alla circostanza che una parte dell’impianto interno del gas non risultava essere collegata a nessun apparecchio e senza che fossero state adottate le cautele previste dalla normativa. In tali condizioni - avevano puntualizzato i consulenti - chiunque avrebbe potuto aprire il “rubinetto” e consentire quindi la fuoriuscita del metano che avrebbe poi generato l’esplosione che nei fatti si è verificata». Inoltre, avevano aggiunto gli incaricati, «la ditta Astec srl non risultava abilitata per i lavori di installazione, trasformazione, ampliamento e manutenzione degli impianti per la distribuzione del gas».
L’indagine
Marcella Flego, l’altra vittima dell’esplosione che era costata la vita al fratello, era morta a cinque mesi dallo scoppio, all’ospedale di Cattinara, dove era stata ricoverata per l’aggravarsi delle sue condizioni. Inizialmente, nell’ambito della procedura giudiziaria, la donna era anche stata indagata: un atto dovuto quale affittuaria dell’appartamento crollato e raso al suolo. Ma era apparso fin da subito evidente che l’anziana era solo una vittima del tutto estranea alla catena delle responsabilità penali.
A novembre dello scorso anno erano usciti dall’indagine del pm Montrone in forza di un decreto di archiviazione i montatori Ioan Josif Volosanca, 31 anni, e George Mihalcea, 25, cittadini rumeni, dipendenti della cooperativa La Sfinge che aveva un contratto di subappalto con la Blg Logistic Solution per installare la cucina che Marcella Flego aveva acquistato qualche giorno prima all’Ikea di Villesse. E sempre in novembre Elvi Sedmak, la titolare della fioreria che restò miracolosamente illesa quando la fuga di gas fece esplodere i piani soprastanti, aveva riaperto il negozio qualche metro più avanti, al numero 83. In aula erano presenti ieri i difensori degli accusati: gli avvocati Gianluca Brizzi, Alessandro De Mitri, Paolo Pacileo e Michele Brusaferro.
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