Tre sale per interventi e novanta posti-letto

Cinque piani, 90 posti letto, tre sale operatorie, servizio di radiologia, laboratorio di analisi, poliambulatorio multispecialistico e clinica dentale. Con queste caratteristiche Salus Tirana punta alla diagnosi e alla cura delle più diffuse patologie nell’ambito della chirurgia generale, della neurochirurgia, dell’oculistica, dell’ortopedia e dell’otorinolaringoiatria, con l’obiettivo di offrire lo stesso livello di trattamento e di cura nonchè la stessa organizzazione della Salus di Trieste.
Gli interventi chirurgici saranno eseguiti da medici italiani, affiancati da colleghi albanesi. Il personale paramedico sarà invece tutto albanese (la selezione è già iniziata a cura della Salus di Trieste), e verrà seguito e formato dalla squadra medica italiana. I rapporti del nuovo ospedale con la “casa madre” non si limiteranno a ciò: la Salus triestina ha infatti siglato un contratto con Salus Tirana per la gestione amministrativa e sanitaria della nuova struttura, e in questo ambito un dirigente si trasferirà da Trieste nella capitale albanese.
Quanto all’allestimento del nuovo ospedale, che comporta un costo di 3-4milioni, sia sul piano degli arredi che su quello delle apparecchiature elettromedicali un ruolo di rilievo è giocato da aziende della regione e del Triveneto, una per tutte la Zanussi, facilitate poi nell’invio a destinazione di questa ingente mole di materiali dal traghetto che collega Trieste a Durazzo.
Ma perchè le strutture sanitarie private stanno proliferando a Tirana? «Il sistema sanitaria pubblico - spiega Davide Gregori - è molto vasto e precario, in gravi difficoltà sia economiche sia di gestione. Gli albanesi sono quindi abituati a curarsi all’estero, non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei. Inoltre nelle altre città non esistono praticamente strutture sanitarie pubbliche, per cui già adesso gli albanesi fanno capo a Tirana per le cure mediche».
Viene da chiedersi però con quali risorse gli albanesi pagano le cure all’estero o nelle poche strutture private concentrate nella capitale. «Gli albanesi che vivono nel loro paese sono tre milioni, di cui un milione fra Tirana e Durazzo - osserva Gregori - ma altri tre milioni vivono e lavorano all’estero. Le rimesse degli emigranti sono quindi una risorsa per chi risiede in Albania».
Un importante supporto nell’intera operazione (come riferiamo anche a parte) è giunto da Finest, la finanziaria che promuove l’internazionalizzazione nell’Est delle imprese trivenete. «Finest è entrata nel capitale sociale - sottolinea Guglielmo Danelon - e questo ci permette di accedere a finanziamenti agevolati per aumentare il capitale sociale di Salus Tirana».
Quello del Policlinico Triestino è un progetto che ha evidentemente incontrato l’apprezzamento di Finest. «In questa operazione - precisa il presidente Renato Pujatti - abbiamo individuato diversi punti di forza, a cominciare dalla crescente domanda, in Albania, di sanità su standard occidentali, che la nuova joint venture andrà a soddisfare. Inoltre il bacino d’utenza cui la nuova struttura si rivolgerà costituisce un potenziale di grande rilievo, e in continua espansione col crescere della classe media della popolazione. Si tratta quindi - conclude - di un investimento di internazionalizzazione a lungo termine e non di un progetto “mordi e fuggi”, come purtroppo è stato con i primi tentativi di internazionalizzazione del Triveneto»(gi. pa.)
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