Trieste, a vuoto anche la seconda asta. Resta invenduto il prezioso Carciotti: è rebus sul futuro

TRIESTE Il cliente dell’albergo Carciotti, che avrebbe dovuto essere classificato “quattro stelle”, dovrà attendere un po’, perchè le stanze non sono ancora pronte. Fuor di metafora, neppure il secondo tentativo d’asta è riuscito a trovare un acquirente per il prestigioso edificio neoclassico, voluto da Demetrio Carciotti alla fine del XVIII secolo.
Ieri mattina alle ore 10.30, nella stanza dell’ammezzato all’interno del palazzo comunale, si è celermente verificato che di offerte non v’era traccia. Come già era accaduto in settembre: allora il prezzo era fissato a 22,7 milioni, stavolta s’era abbassato di un abbondante 10% a 19,9 milioni, una soglia che evidentemente il mercato ha ritenuto ancora troppo alta.
Anche perchè il mero acquisto dello stabile non ne avrebbe risolto una fondamentale questione, quella dell’utilizzo. Cioè, ai 20 milioni sborsati per la proprietà, sarebbe occorso aggiungerne un’altra trentina per ammodernare, riqualificare, ristrutturare un palazzo di sicuro interesse architettonico e artistico, ma di altrettanto sicura problematicità gestionale.
Basta osservarlo dall’esterno: è un parallelepipedo maestoso, largo 40 metri e lungo 100, presidia un intero isolato tra le Rive, via Cassa di risparmio, via Genova, via Bellini. Sotto di esso, fino a buona parte del ’700, si estendevano le saline, come del resto in tutto il Borgo Teresiano. Un bosco di pali lignei supporta la mole della casa-magazzino, che il ricco commerciante di origine greca commissionò a Matteo Pertsch e a Giovanni Righetti. All’interno i decenni trascorsi a ospitare porzioni del Governo militare alleato, uffici comunali, vigili urbani, Capitaneria di porto hanno lasciato un segno difficilmente compatibile con destinazioni di privata fruizione.
Adesso Lorenzo Giorgi, assessore comunale al Patrimonio, valuterà il da farsi insieme al sindaco Roberto Dipiazza e al segretario generale Santi Terranova. Al momento le possibilità sono tre. Provare una terza tornata d’asta applicando una base ulteriormente ridotta del 10-15%, quindi oscillante tra i 17 e i 18 milioni. Oppure ritirare il bene dal mercato e attendere tempi migliori. Oppure tenere aperta la via della trattativa privata, portando però attenzione affinchè il negoziato si mantenga su valori consoni al pubblico interesse e alla qualità dell’edificio. In poche parole, il Carciotti non può essere svenduto, senza che la magistratura contabile eccepisca.
Però ad impossibilia nemo tenetur: un reiterato rifiuto da parte del mercato potrebbe fare riflettere sulla congruità della stima. Ultimo ma non ultimo, l’imminente pensionamento di Walter Cossutta, direttore dell’area amministrativa comunale in cui è inserito l’immobiliare, determinerà un ricambio al vertice della struttura, con possibili ricadute sugli indirizzi di gestione patrimoniale. E’ probabile che l’area ex Cossutta venga scorporata e spartita tra il vicesegretario Fabio Lorenzut e il responsabile dei Lavori pubblici Enrico Conte.
Di una cosa Giorgi è certo: «Senza risorsa privata, il Carciotti rischia di languire nella mancanza di futuro, perchè il Comune non ha i mezzi per un cantiere così impegnativo». «A meno che - sorride - la Regione non decida di metter mano al portafoglio». Eventualità piuttosto remota, perchè la volontà di Dipiazza è quella di vendere e di fare cassa. Le vecchie idee di una trasformazione museale, ipotizzate prima dallo stesso Dipiazza nel corso del suo secondo mandato poi dal successore Roberto Cosolini, non si sono concretizzate nemmeno in un progetto. Del centro congressi, di cui si vagheggiava poco oltre la metà del precedente decennio, si sono perse da tempo le tracce, eppoi lo si farà in Porto vecchio.
A dir il vero una vaga candidatura all’utilizzo del Carciotti si è comunque palesata. Giorgi riferisce di una manifestazione di interesse presentata da un gruppo austriaco che già si era ufficiosamente proclamato pronto a fare del Carciotti un albergo. Ma la manifestazione di interesse ultramontana non prende in considerazione l’acquisto dell’immobile, ma un possibile affitto di lungo periodo, durante il quale il palazzo verrebbe adibito a hotel.
Dal punto di vista storico, la prima intenzione comunale di vendita venne espressa nell’estate 2015 dalla giunta Cosolini, che la inserì nel piano alienazioni: solo per la parte posteriore, quella su via Cassa di risparmio, mentre la parte anteriore sarebbe rimasta pubblica a uso museale. Dipiazza scosse il capo: il Carciotti sarebbe andato sul mercato tutto intero. Finora la risposta è parsa perplessa. —
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