Trieste. Evase l’Iva ma va assolto: «L’azienda non aveva soldi»

Ha evaso quasi 300mila euro di Iva, ma è stato assolto perché in quel periodo - era il 2006 - si trovava in uno stato di necessità a causa della crisi economica.
A pronunciare la sentenza nei confronti di Gianfranco Cergol, 55 anni, imprenditore già rappresentante legale della società Italspurghi ecologia di San Dorligo della Valle e oggi proprietario della Triestina, è stato il giudice Luigi Dainotti. Una sentenza che ricorda quella - analoga - pronunciata pochi giorni fa dal gip di Milano nei confronti di un altro imprenditore anch’egli «evasore per necessità».
Anche in questo caso l’accusa che pendeva sull'imprenditore strozzato dalle spese era quella di avere evaso l'Iva, precisamente per 295mila euro: soldi che effettivamente Cergol non aveva versato e che, dopo l’accertamento della violazione segnalata dall’Agenzia delle Entrate, erano stati la causa di una condanna con decreto penale. A quel decreto Cergol - tramite il difensore, l’avvovato Riccardo Seibold - si è opposto. Il giudice Dainotti ha disposto quindi su richiesta dell’imputato il giudizio abbreviato.
Scrive il giudice nelle motivazioni che sono state depositate ieri: «La materialità del fatto (l’evasione dell’Iva, ndr) è indiscussa in quanto l’imputato, nella sua qualità di legale responsabile della società ha omesso di versare nei termini di legge l’Iva dovuta per l’anno 2005». Ma Cergol - rileva poi il giudice - «ha provveduto a versare le somme dovute a titolo di imposta, sanzioni e interessi il 10 dicembre 2008». E cioè soltanto due anni dopo, ma «in quanto - come ha eccepito la difesa in sede di opposizione al decreto penale - l’imputato si è trovato nel 2006 di fronte a una imprevista e oggettiva impossibilità di provvedere al pagamento del tributo».
«Questo giudice - si legge nel provvedimento - ritiene che la documentazione prodotta dalla difesa comprovi non solo e non tanto la grave situazione di incolpevole illiquidità finanziaria dell’impresa “Italspurghi ecologia Srl” al momento della scadenza del termine per il versamento dell’Iva, ma dimostri la mancanza in capo a Cergol del dolo richiesto per una pronuncia di colpevolezza».
E poi spiega: «La società di cui l’imputato era responsabile legale ha attraversato un lungo periodo di grave crisi finanziaria in tutti gli anni intercorsi tra il 2004 e il 2008 risollevandosi solo alla fine del 2008 grazie a una ristrutturazione del debito verso gli istituti di credito». E ancora: «Elemento centrale di questa ristrutturazione è stata la concessione da parte di Unicredit Corporate Banking Spa di un mutuo ipotecario quindicennale per l’importo di un milione 380 mila euro, garantito dai beni personali dei soci Gianfranco Cergol e Riccardo Gratton».
Ma il giudice Dainotti va oltre, fino a quello che appare uno dei punti nodali: «L’esame dei bilanci della Italspurghi evidenzia che già al termine del 2006 la società aveva maturato crediti non soddisfatti per un importo più che doppio rispetto all’imposta all’erario, e che a fine 2007 aveva maturato crediti non soddisfatti da parte dei propri clienti per un importo superiore alla metà del mutuo che era stato concesso dalle banche». E a dimostrare la buona fede dell’imprenditore c’è il fatto che non appena ottenuto il finanziamento Cergol ha pagato il debito Iva, interessi e sazioni compresi. Ora - con questa sentenza - anche la questione penale va in archivio: essere vittima della crisi e non pagare le tasse a volte può non essere reato.
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