Trieste, gli amici piangono Simone, il sub che andava a caccia di sogni

TRIESTE “Detectorista, ricercatore storico, speleologo, escursionista e subacqueo. Da anni pratico con passione l’hobby della ricerca con il metal detector”. Così si definiva sul proprio blog Simone Gasparo, il 31enne triestino morto martedì sera a Barcola, stroncato da un malore durante un’immersione in apnea di fronte alla Pineta. Era un appassionato di storia e del mondo sotterraneo, in tutte le sue forme, dalle grotte al mare.
Anche martedì il giovane, che di mestiere faceva l’operatore sanitario per una cooperativa nelle case di riposo, stava esplorando i fondali marini del golfo, ma qualcosa è andato storto. Probabilmente è rimasto vittima di un malore. Si tende a escludere, al momento, una morte per annegamento, visto che non è stata riscontrata acqua nei polmoni. La salma è comunque a disposizione dell’autorità giudiziaria: come conferma il procuratore Antonio De Nicolo, sarà disposta l’autopsia dal pm Matteo Tripani, arrivato sul posto martedì sera dopo che i sanitari del 118, intervenuti con i Carabinieri della Stazione di Aurisina e la Capitaneria, avevano provato a rianimare il sub per circa un’ora.
Gasparo si era immerso verso le 17.30, sotto gli occhi della compagna, che lascia assieme alla loro figlia di otto mesi. Proprio la compagna si era tuffata assieme a un militare che passava per caso di lì non appena il ragazzo era scomparso all’improvviso sott’acqua dopo aver emesso un gemito. I due lo avevano trascinato a riva. Gasparo indossava una muta ed era munito di piombi e boa di segnalazione. A quest’ultima era legato un motorino che pompava aria, uno strumento che, assieme al resto dell’attrezzatura, è stato sequestrato: un’azione necessaria al fine di accertare se in questo equipaggiamento ci possa essere stata qualche anomalia e se quindi sia il caso di risalire ad eventuali ulteriori responsabilità. Gasparo non era uno sprovveduto.
La passione per l’apnea caratterizzava buona parte del tempo libero, che trascorreva esplorando i fondali anche con il metal detector. Era un apparecchio che utilizzava pure nei boschi, sul Carso. Ciò che trovava nel sottosuolo – dai bottoni di funzionari statali austriaci ad antiche collane e monetine – lo studiava e lo curava. E talvolta lo rivendeva ai mercatini dell’antiquariato. Proprio a questo hobby, l’amico Fabio Vecchio, compagno di ricerche, ieri ha dedicato un momento speciale della giornata:
«Caro Simone, oggi ho voluto darti un ultimo saluto a modo mio. Ho preso il metal detector e sono andato a spazzolare, pensando che c’eri anche tu assieme a me. Ho ripensato alle uscite fatte assieme in passato, anche assieme al tuo grandissimo amico Francesco Serdino. Io non credo negli addii, ti dico solo “arrivederci”. Sono sicuro che un giorno ci rivedremo. Continua a spazzolare anche da lassù, mi raccomando». Un ricordo in onore di un lungo legame. «Ci conoscevamo da dieci anni – sottolinea infatti l’amico – anche se nell’ultimo anno e mezzo ci eravamo persi di vista. In passato mi aveva sempre mostrato i suoi ritrovamenti e ricordo che partecipava ai mercatini d’antiquariato».
E un’altra grande passione era la speleologia, fatta di uscite in grotta con gli amici. Militava all’interno del Raggruppamento escursionisti speleologi triestino (Rest), ma frequentava i gruppi di settore del Club alpino triestino e della Società adriatica di speleologia. Lo ricorda anche Marco Basilisco, segretario del Rest: «Di solito andava con gli amici sul Carso e in montagna, era un’attività puramente ludica. Era un ragazzo cordiale, sempre di compagnia, gioviale, non lo si vedeva mai triste». E proprio rammentando le esplorazioni in grotta e le serate con Simone, in tanti ieri hanno voluto lasciare i propri messaggi di cordoglio sui social.—
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