Trieste, gli spacciatori “sfidano” i controlli in piazza Libertà

«Vuoi fumo? Un grammo, dieci euro. Te lo procuro dagli afgani». Nove di sera, piazza Libertà è il regno dello spaccio. Proprio una di quelle piazze che Prefettura, Questura e Comune hanno iniziato a monitorare con agenti e auto. Dovevano essere presenze fisse, stabili, soprattutto di sera. Perché è di sera che la zona, nell’intero perimetro che va dalla Stazione ferroviaria al Silos, ma anche a via Ghega e alle stradine attorno, piomba in una sorta di limbo. Di terra di mezzo. È in mano a tossici, senzatetto, profughi strafatti di alcol e altro che si divertono a lanciare bottiglie. Per puro divertimento. Non sanno come passare il tempo. Eccoli là, come adolescenti, tra risate sguaiate e occhiatacce alle ragazze che passano, a prendere a calci i cocci di vetro.
Polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale erano stati visti, nei giorni scorsi, a controllare documenti e identificare le persone. Qualcuno era stato pure fermato. L’idea era organizzare presidi quotidiani, oltre che pattuglie mobili, dalle 19 e 30 alle 23. Serviva per dare un messaggio di presenza alla cittadinanza, dopo il caso dello stupro sulla dodicenne, per prevenire la criminalità.
Ma come sta andando davvero questa inedita “stretta” sulla sicurezza? Prendiamo come esempio gli ultimi giorni. A spot. Giovedì, venerdì e domenica scorsi. A parte qualche passaggio fugace di auto con tanto di lampeggianti, non c’è una vigilanza permanente. Tanto più quando cala il buio. E quando il gatto non c’è i topi ballano. Balla soprattutto un personaggio in particolare. Un omino magro e secco che si aggira qua e là un po’ a mendicare spiccioli e sigarette ai passanti, un po’ a gestire la rete di spaccio assieme ai complici. «Vuoi fumo? Un grammo, dieci euro. Te lo procuro dagli afgani. Sono qui tutto il giorno...non ti preoccupare della polizia», dice sussurrando. Sono circa le dieci di sabato sera.
In quel momento, delle forze dell’ordine non c’è ombra. Lui ha campo libero. Tra i suoi habitué ci sono pure ragazzini. Mezz’ora dopo spunta un gruppetto di giovani. Uno di loro, forse appena tredicenne, si avvicina allo spacciatore. Si siedono su una panchina. Parlottano. Contrattano? Poi si passano qualcosa. Poco dopo eccoli là a fumare assieme. Già, un minorenne assieme a un tossico.
Trascorrono un paio d’ore, l’uomo si sposta da una panchina all’altra con una donna. Nell’indifferenza generale. Però gli autisti degli autobus hanno notato: «Vediamo sempre questa gente strana...impossibile non accorgersene», spiega un conducente della Trieste Trasporti. «Ma non mi pare che si faccia veramente qualcosa per contrastare il problema». Questo accadeva domenica sera.
Curiose anche le scene di qualche giorno prima, giovedì. Stavolta l’omino magro ha allargato il territorio. Lo si nota a pochi metri di distanza, all’uscita della stazione delle corriere, mentre confabula con due uomini. Chi sono? Difficile dirlo. Ma dopo l’incontro, i due si infilano in Porto vecchio, lungo l’entrata riservata all’area portuale. Una zona vietata, in cui può accedere soltanto chi ha il permesso. O chi lavora dentro. Cosa c’entrano quei due con il tossico? Alla fine i soggetti “pericolosi” non sono tanti, in realtà sono sempre gli stessi. Sono italiani e stranieri. Bastano tre serate di osservazioni per individuarli e appurare che c’è più di qualcuno che disturba la quiete pubblica e che potrebbe mettere a repentaglio la tranquillità dei passanti.
Sempre piazza Libertà. Un gruppo di afgani, giovani, è sempre lì. Trascorrono le serate seduti, ma venerdì sono euforici. Non c’è chi li sorveglia. E a sera inoltrata, complice qualche birra di troppo, insieme all’hashish, cominciano con il lancio delle bottiglie. Non contenti, prendono di mira anche le macchine attorno. I frammenti sono sparsi un po’ dappertutto, all’interno di questa “agorà” del degrado, e fuori, accanto alle fermate dei bus. Un uomo in particolare, molto alto, si sposta in continuazione, barcollando. Lui, come gli altri, si rifornisce di alcolici nei bar circostanti. A un certo punto una pattuglia in effetti arriva. È della Polfer, gli agenti sono assieme a un ragazzo di colore: dice di essere stato minacciato da quel gruppetto di stranieri. I quattro poliziotti si concentrano solo su quel caso e poi se ne vanno. La piazza ripiomba nel suo degrado senza controlli.
Nessun presidio fisso, in quelle tre serate, anche nelle altre tre piazze individuate come “sensibili”: Garibaldi, Goldoni e Oberdan. E intanto in piazza Libertà lo spaccio continua.
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