Trieste guida la rivolta contro il taglio delle paghe al personale sanitario

Pressing dei sindacati  nel capoluogo dove il personale è già in stato d’agitazione «Se la situazione precipiterà incroceremo le braccia»
Foto BRUNI 05.09.2018 Ospedale Cattinara:Donazione Azzura lla Pneuomologia
Foto BRUNI 05.09.2018 Ospedale Cattinara:Donazione Azzura lla Pneuomologia



Sindacati sul piede di guerra e pronti ad aprire un fronte legato alla questione dei tagli al costo del personale della sanità. In attesa del confronto con l’assessore regionale alla salute Ricccardo Riccardi, a proposito del quale le sigle attendono un cenno rispetto alla richiesta d’incontro avanzata una decina di giorni fa, si affilano le armi per un confronto che si prospetta duro. L’alternativa al non accordo è lo sciopero, in scia allo stato d’agitazione già indetto. In ballo la questione del tetto stabilito per il 2019 per ciascuna azienda, con un taglio dell’1% rispetto alla proiezione dei costi del personale al 31 dicembre dello scorso anno: i 946 milioni e 99 mila euro spesi nel 2018 dalle aziende sanitarie, dal Burlo e dal Cro di Aviano, nelle intenzioni, dovrebbe portare a un risparmio di nove milioni e 480 mila euro. Di questi i tagli più consistenti riguardano l’AsuiUd, con due milioni e 450 mila euro, e l’AsuiTs, con un milione e 964 mila euro.

Ieri, nel corso di una conferenza stampa indetta nella sede triestina della Cgil, Francesca Frattiani della Cgil stessa ha spiegato che «con l’azzeramento del disagio, ovvero la maggiorazione del pagamento dei turni, oltre al problema dei tagli al personale, siamo di fronte a una vera e propria decurtazione dello stipendio. E noi non siamo disposti a fare alcun passo indietro». E non è certamente il tempo che gioca a favore di una ricomposizione tra le parti: «Se a marzo la situazione precipiterà incroceremo le braccia». Ha rincarato la dose Fabio Pototschnig della Fials, quando ha sottolineato i «quindici anni all’incirca in cui non vi è stato alcun aumento delle indennità e dopo tutti questi anni vedersi ridurre il proprio stipendio non è accettabile. Relativamente al taglio dell’1% sul personale, questo significa che tante persone che oggi lavorano nel settore non potranno essere stabilizzate». Mario Lapi della Cisl ha specificato a sua volta che «volevamo un 2019 che fosse di transizione e ci traghettasse nel migliore dei modi verso il 2020. Invece la politica ci ha messo lo zampino per l’ennesima volta, e assistiamo ancora a maldestri tentativi di modifiche. Che agevolano, in qualche maniera, il privato convenzionato. E questo nonostante le strutture pubbliche abbiano al loro interno strumentazioni all’avanguardia sottoutilizzate».

E a proposito dell’atteso incontro tra sindacati e Regione, ieri, a margine della conferenza stampa triestina, i segretari regionali di Fp-Cgil, Cisl Fp e Fpl Uil Orietta Olivo, Massimo Bevilacqua e Luciano Bressan hanno diffuso un comunicato in cui hanno precisato che per martedì 5 febbraio, a dispetto delle anticipazioni di stampa, «non è previsto alcun confronto»: «Non è stata ancora fissata alcuna data» e «eventuali iniziative di lotta verranno concordate con i lavoratori azienda per azienda, dopo lo svolgimento delle assemblee e alla luce delle risposte dell’assessore. Anche la proclamazione dello stato di agitazione, già indetta all’AsuiTs, verrà fatta azienda per azienda di concerto con i lavoratori». —



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