Trieste, in Val Rosandra riapre lo storico rifugio Premuda
Terminato il cantiere della Società Alpina delle Giulie nell’edificio di proprietà. Individuato il gestore che dovrà sottoscrivere la concessione con la Regione

Il rifugio “Mario Premuda” si appresta a tornare a essere lo storico punto di riferimento per tutti coloro che amano la Val Rosandra, le escursioni, le passeggiate nel verde. La Società Alpina delle Giulie, sezione di Trieste del Club alpino italiano, proprietaria della struttura, per bocca del suo presidente, Paolo Toffanin, ne annuncia infatti la prossima riapertura, dopo un periodo difficile. «Siamo in dirittura d’arrivo – dice con soddisfazione – perché la parte esterna è stata sistemata, per l’interno siamo alle battute finali e, soprattutto, abbiamo già individuato il nuovo gestore, con il quale a breve arriveremo alla firma del contratto».
Gli aspetti burocratici
Il “Premuda”, che non potrà continuare a chiamarsi rifugio in futuro, perché la normativa non ammette più tale classificazione per le strutture situate al livello del mare, è di proprietà dell’Alpina delle Giulie ma l’area sulla quale venne costruito è demaniale, perciò il nuovo gestore dovrà sottoscrivere un contratto di locazione con l’Alpina delle Giulie e uno di concessione con l’amministrazione regionale.
«Ma si tratta di aspetti burocratici che saranno presto superati – riprende Toffanin – e che ci permetteranno di inaugurare il rinnovato “Premuda” entro qualche mese».
Le tempistiche
La speranza è di arrivare a una riapertura in tempo per le festività natalizie. Un periodo complicato, quello di dicembre, nel quale le incombenze degli enti si accavallano, anche se il desiderio dei soci dell’Alpina delle Giulie, e di migliaia di triestini, è che il taglio del nastro si possa avverare entro l’anno. Se sarà a gennaio poco male, dopo le tante vicissitudini patite dalla struttura all’ingresso della Val Rosandra.
«Bisogna anche pensare che il nuovo gestore non potrà essere pienamente operativo se non prima di aver completato tutto l’iter amministrativo – osserva il presidente dell’Alpina delle Giulie – e che quando entrerà in possesso del “Premuda” dovrà sistemarsi logisticamente, per garantire l’adeguata accoglienza alla clientela, perciò gli servirà un po’ di tempo. In ogni caso siamo alla vigilia della riapertura e per noi questo è un grande successo».
Il periodo difficile
Il “Premuda” aveva vissuto situazioni molto difficili con la precedente gestione. Per uscirne, l’Alpina delle Giulie aveva dovuto mettere mano al portafoglio sociale e intervenire, abbattendo alcune opere abusive, oltre che sistemare varie pendenze.
Ma per tornare in possesso della struttura, l’Alpina delle Giulie aveva dovuto fare anche ricorso alla giustizia, ed era stato proprio il giudice, nell’autunno dello scorso anno, a imporre alla Effe. A sas di David Gombach, precedente gestore, la restituzione delle chiavi entro il 31 ottobre del 2023, per “inadempienza contrattuale”. In sostanza, di quanto dovuto a causa del mancato pagamento per l’affitto e l’utilizzo della struttura.
La storica scritta
«La nostra soddisfazione – ancora Toffanin – è originata anche dal fatto che abbiamo provveduto al tutto con risorse finanziarie nostre. Alle istituzioni ci siamo rivolti soltanto per chiedere uno snellimento delle procedure». Il presidente dell’Alpina delle Giulie è deciso comunque a lasciare sulla facciata la storica scritta “Rifugio Premuda”. «Sul contratto – spiega – dovremo definirlo come “locale di ristoro”, perché la nuova legge in materia stabilisce che non è più possibile definire “rifugio’” una struttura a soli 82 metri sul livello del mare. Ma nel cuore dei triestini sappiamo che il nome rimarrà per sempre quello originario».
Un luogo del cuore
Sono intere generazioni di triestini ad avere scolpita nella memoria quella denominazione che rispolvera ricordi di gite, arrampicate, escursioni, tuffi nel laghetto. Per non parlare dell’aspetto gastronomico: migliaia di clienti, anche senza camminare, hanno mangiato “una de gnochi” o “un piato de civa”. E ora aspettano di poter ripetere l’esperienza. —
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