Trieste Libera, indagato Gotti per l’aggressione in Viale

Da epurato dal Movimento Trieste Libera a indagato per l’aggressione in Viale del 19 ottobre dello scorso anno. Alessandro Gotti, 55 anni, conosciuto col soprannome di Tonfa, ex responsabile della sicurezza dell’organizzazione indipendentista, è finito nel mirino del pm Federico Frezza.
L’accusa è di aver aggredito assieme a Francesco Masci, 66 anni, e ad altri militanti del Movimento, lo studente triestino Alessandro Dose, 18 anni, allievo del liceo Galilei, “reo” di aver criticato anche con parole forti l’Mtl in questi giorni al centro di fortissime tensioni interne che hanno riguardato anche lo stesso ex responsabile della sicurezza e numerose altre persone.
Secca la replica di Gotti che ipotizza un vero e proprio complotto, una montatura nei suoi confronti: «Sono innocente. Non ho nulla a che fare con quell’aggressione. Non so chi mi ha tirato in ballo». In effetti proprio qualche giorno fa, prima di ricevere l’avviso di garanzia Gotti riferendosi a Masci, conosciuto in città per lo più come ultras alabardato, aveva dichiarato: «Sarà un caso, ma l’unico indagato non faceva parte della sicurezza». E ora si trova anche lui sotto accusa.
Il pm Frezza che ha convocato per venerdì mattina Alessandro Gotti per interrogarlo è arrivato al maestro di boxe al termine di un’indagine meticolosa da parte dei poliziotti della Digos. Gli agenti nei giorni scorsi hanno effettuato una serie di ricognizioni fotografiche e Alessandro Gotti sarebbe stato riconosciuto da alcuni testimoni. Tra le fonti di prova indicate dal pm Frezza c’è anche l’interrogatorio dell’altro indagato: Francesco Masci. Questo fatto lascia supporre che possa essere stato proprio quest’ultimo a indicare come corresponsabile dell’aggressione Alessandro Gotti.
Tutto era iniziato con una discussione tra Dose e un gruppo di amici, nei pressi del gazebo del Mtl. Dose, prendendo spunto da una pubblicazione del Movimento che aveva visto lì vicino, aveva iniziato una discussione con gli amici criticando il Movimento indipendentista. A questo punto un uomo - definito corpulento nella denuncia che lo studente aveva poi presentato e infine identificato dalla Digos appunto per Francesco Masci - si era avvicinato al gruppetto. Dose non aveva neppure terminato di pronunciare la frase «Questi del Mtl sono solo dei pagliacci», che lo sconosciuto lo aveva afferrato per le spalle. Masci lo aveva spintonato più volte. Poi Gotti e lo stesso Masci (assieme ad altri) - secondo l’accusa - lo avevano colpito.
«Io non avevo reagito - aveva spiegato poi il diciottenne alla polizia - e avevo notato che l’uomo (Masci, ndr) aveva sui vestiti simboli del Tlt.
Poi dal gazebo erano accorsi altri tre uomini, due con distintivi del Movimento: uno (identificato poi per Gotti, ndr) mi aveva dato una manata in faccia apostrofandomi in malo modo in dialetto triestino».
Nel frattempo erano sopraggiunti altri attivisti che lo avevano insultato. In quei momenti di concitazione era sopraggiunto anche un gruppetto di ragazzi napoletani: e uno, sui 15 anni, era intervenuto in aiuto di Alessandro Dose. Per lui la “punizione” era stata un bagno nella fontana. Trattenuto sott’acqua da qualcuno - per il pm Alessandro Gotti - che aveva spinto verso il basso la sua testa impedendogli di respirare.
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