Trieste, mercato e pescherie chiuse. E il pescato resta invenduto

TRIESTE Pescherie eccezionalmente chiuse oggi a Trieste. Grossisti e dettaglianti si mettono d’accordo e decidono di sfruttare il lungo “ponte”. Ma non avvertono i pescatori che, dopo essere usciti in mare, schiumano rabbia. Il risultato finale non cambia: le pescherie, oggi, rimangono eccezionalmente chiuse. E i triestini, per gustare il pesce, devono aspettare giovedì oppure rivolgersi ai supermercati, le cui reti di distribuzione però propongono principalmente prodotti che arrivano da fuori città.
La decisione di osservare un giorno di chiusura supplementare, per poter riposare di fatto da domenica all’Epifania, nasce da un comune accordo di grossisti e dettaglianti. «Ma nessuno ci ha preventivamente consultato, come è sempre accaduto in passato, allorché si trattava di decidere il calendario da seguire per le chiusure – protesta Salvatore Pugliese della cooperativa pescatori Megaride – e questo è un atteggiamento che non accettiamo. Siamo usciti in mare in queste fredde notti di inizio gennaio, sfidando il maltempo e il gelo, nella convinzione di poter vendere come di consueto il pescato. Invece il mercato ittico all’ingrosso dell’area ex Gaslini è inesorabilmente chiuso alle contrattazioni. E lo sarà fino all’Epifania compresa».
In questo modo, continua Pugliese, duecento operatori del settore sono costretti ad aspettare per vendere e incassare: «Ieri abbiamo potuto soltanto sistemare il pescato nelle celle frigorifere, rinviando tutte le operazioni a giovedì, quando la struttura riaprirà i battenti».
Dà man forte Guido Doz, storico titolare di pescherecci e amministratore di cooperative di pescatori: «Possiamo vendere piccole quantità di pescato direttamente ai moli, e l’abbiamo fatto, ma non è questo il fulcro delle nostre attività. L’assenza del personale al mercato all’ingrosso della ex Gaslini implica anche l’assenza dei certificati sanitari e quindi il problema è notevole. In passato era la commissione del mercato, nella quale sono rappresentate tutte le categorie della filiera, perciò anche noi, a decidersi il da farsi. Calendario compreso. Stavolta siamo stati scavalcati, la commissione non è stata convocata, e questo è il risultato».
In verità grossisti e dettaglianti delle pescherie cittadine, una cinquantina in tutto, si sono rivolti al Comune, proprietario del mercato all’ingrosso, annunciando la volontà di sfruttare al meglio il calendario: considerando che domenica e lunedì sono giornate di normale chiusura e che domani è giornata festiva, scegliendo di tenere le saracinesche abbassate anche oggi, queste due categorie hanno potuto fruire di quattro giornate di festa.
Nessuno, però, ha avvisato chi esce in mare. Un pasticcio in altre parole del quale il Comune, come spiega l’assessore Umberto Laureni, è stato «spettatore passivo». «La comunicazione della scelta di non far svolgere le normali attività di compravendita all’ingrosso al mercato ittico in una giornata feriale è stata fatta ai nostri uffici, com’è necessario che sia. Ma chi ha adottato tale decisione doveva sincerarsi di far sapere il tutto anche ai pescatori. Non poteva bastare un semplice avviso affisso all’albo del mercato della ex Gaslini. Sarebbe stato indispensabile adottare modalità certe per la comunicazione» afferma l’assessore.
C’è anche chi, a fronte della protesta per il mercato off limits, insinua che i pescatori abbiano fatto apposta ad uscire per attirare l’attenzione. Cattiverie? Supposizioni? Di sicuro i buoni quantitativi di pescato, mormore in particolare, frutto del lavoro di queste notti, è adesso rinchiuso nelle celle frigorifere del mercato ittico all’ingrosso. E ci rimarrà sino a giovedì.
Il tutto in un momento decisamente difficile per il mercato. «Non possiamo nemmeno proporre il nostro pescato su altri mercati della regione – conclude Pugliese – perché la legge non lo permette».
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