Trieste, morta per una variante della “mucca pazza”

Una donna di 70 anni è deceduta a Cattinara per la malattia di Creutzfeldt-Jakob. Nessun pericolo di contagio
Lasorte Trieste - Cattinara - Ospedale
Lasorte Trieste - Cattinara - Ospedale

Una morte causata dalla malattia di Creutzfeldt-Jakob. Il caso è stato registrato all’ospedale di Cattinara, dove la donna, sulla settantina, affetta da questa rara patologia è spirata circa una decina di giorni or sono (la notizia è trapelata successivamente). Era stata colpita dalla cosiddetta forma sporadica della malattia neurodegenerativa: si è trattato di una variante della Creutzfeldt-Jakob diversa rispetto a quella conosciuta come “morbo della mucca pazza”, cioè l’encefalopatia spongiforme innescata dall’aver mangiato carne bovina infetta. La causa è, in questo frangente, ignota. Dall’Azienda ospedaliero universitaria, che si è occupata del caso sin dai primi sintomi riscontrati, giunge in primo luogo un messaggio improntato alla trasparenza (viste le voci che avevano incominciato a rincorrersi) e alla chiarezza: «Non ci sono motivi di allarme generale, non c’è rischio infettivo. Non è un virus - specifica il direttore sanitario degli Ospedali riuniti triestini, Luca Mascaretti -. Abbiamo fatto tutto il possibile nell’assistere la signora, ma purtroppo non esiste una cura per questa malattia. La donna è deceduta per una variante della Creutzfeldt-Jakob non causata dall’aver ingerito carne infetta, né da trasfusioni di sangue». La paziente era stata sottoposta ovviamente a tutti gli accertamenti necessari dopo che aveva iniziato a mostrare «un certo decadimento - riprende Mascaretti - nel modo di camminare, difficoltà nei movimenti, anche nello scrivere ad esempio. È stata ricoverata per cinque settimane a Cattinara». Agli esami condotti dalla Clinica neurologica, fra cui Tac, risonanze e analisi, anche del liquor (test che ha confermato la presenza della proteina 14-3-3, tipica della Creutzfeld-Jakob), hanno dato il loro apporto, oltre ai medici triestini, i colleghi dell’ospedale di Verona. Alla fine, la situazione delineatasi ha effettivamente confermato la presenza dell’encefalopatia spongiforme, patologia nella quale i prioni vanno a intaccare le cellule del tessuto nervoso cerebrale, determinandone una progressiva degenerazione, con tutte le conseguenze derivanti per la persona. «Mediamente qui ci troviamo davanti un caso all’anno», afferma ancora Mascaretti.

Il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero universitaria fa sapere poi come la vicenda sia stata denunciata, seguendo un iter consolidato, all’Istituto superiore di sanità, che si occuperà degli approfondimenti che vengono attivati in situazioni del genere. Inoltre, e anche questo alla luce dell’accaduto è un atto sostanzialmente automatico, è stato disposto l’esame autoptico. Come già rilevato, non vi è pericolo di contagio: quello infatti - sottolineano fonti sanitarie - potrebbe potenzialmente avvenire solo entrando a contatto con il cervello o il midollo spinale del malato.

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