«Troppa intolleranza nei giovani croati»

I risultati di uno studio su un campione con meno di 27 anni: cresce l’avversione verso le etnie diverse come Rom e albanesi
Un gruppo di giovani croati
Un gruppo di giovani croati

ZAGABRIA. É un pomeriggio come un altro a Zagabria. Nella piazza principale, dove sferragliano la maggior parte dei tram della capitale, un fotografo croato, Nikola Solic, sta scattando una foto panoramica col telefonino.

All’improvviso, sul suo schermo appare un gruppo di adolescenti intenti ad insultare un ragazzo di colore. «Gli dicono: che guardi? che vuoi?», riporta Solic in un post sulla sua pagina Facebook, che in poche ore sarà condiviso 5.000 volte e ripreso dalla stampa nazionale. Gli amici del ragazzo aggredito, «una quindicina, forse inglesi», «non capiscono che succede, poiché - prosegue il 58enne - vengono dall’Europa normale».

Nell’indifferenza generale (“nessuno ha reagito”), Solic decide allora di intervenire. Chiede loro cosa stiano facendo, se non si rendano conto che “questi sono turisti” e che “questo paese vive solo di turismo”. I ragazzi prendono la fuga ma non prima di averlo accusato di essere “un cetnico”. Il fatto di cronaca rimbalza allora sui social network e, con i commenti del fotografo, diventa un occasione per riflettere sulla Croazia di oggi.

«Non possiamo essere una destinazione turistica, se cresciamo i nostri figli come razzisti, nazionalisti, sciovinisti, che credono di essere speciali, soprattutto se si muovano in branco”, scrive Nikola Solic. Delle osservazioni che sono purtroppo confermate dagli studi sulla gioventù croata: chi è nato alla fine della Yugoslavia, o durante gli anni Novanta, non è più aperto o tollerante di chi è cresciuto nelle Federazione socialista. Una delle ricerche sul tema è stata pubblicata nel 2013, dagli istituti Idiz e Friedrich Ebert Stiftung e col titolo «Gioventù in tempi di crisi». I risultati, ottenuti su un campione di giovani fino ai 27 anni, sono a volte sorprendenti: un terzo degli intervistati reagirebbe male se una famiglia omosessuale venisse a vivere nel loro quartiere, così come farebbe quasi la metà dei partecipanti al sondaggio se la famiglia in questione fosse di etnia Rom.

Sempre secondo questo rapporto, il 48% dei giovani croati non vogliono avere relazioni con persone di etnia Rom, il 33,5% non ha interesse a parlare con un albanese e il 28,5% si rifiuta di dialogare con un serbo. Dei dati sufficienti a far pensare che la gioventù croata stia diventando più conservatrice, anche se gli autori dello studio cercano di stemperare quest’impressione: «Nonostante i valori tradizionali siano sostenuti da un terzo della gioventù croata, la società croata nel suo insieme sta diventando più tollerante», scrivono gli autori. Quanto è successo in centro a Zagabria rimane comunque un segnale preoccupante nell’ultimo Paese membro dell’Ue.

Questa mancanza di apertura, sommata alla ritrovata retorica militaresca e nazionalista dei giorni scorsi, rischia alla lunga di far nascere in seno all’Unione europea un vero e proprio “caso croato”, proprio come quello sviluppatosi da qualche anno nell’Ungheria di Viktor Orban.

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